Nel grande mare magnum della politica italiana, tra le dichiarazioni a volte contradditorie di alcuni partiti, chi sembra uscirne vincente è Giorgia Meloni, tenace leader di Fratelli d’Italia, che sfidando la corrente ha deciso di rimanere saldamente all’opposizione. E secondo alcuni sondaggi il suo partito è riuscito a scavalcare pure il PD, dove la sostituzione del segretario non ha cambiato molto.
Ma rimanendo su Giorgia Meloni, è sicuramente una delle leader più gradite del momento, soprattutto per le sue battaglie contro coprifuoco e chiusure. E su alcuni argomenti, le parole di Giorgia Meloni sono difficili da contraddire: usa bene tutte le armi a sua disposizione soprattutto contro PD e 5 stelle, sfruttando gli errori commessi nella gestione della pandemia, come le vicende delle mascherine, dei banchi a rotelle o dei ventilatori difettati di Conte e Arcuri.
Giorgia Meloni ha inoltre tutte le carte in regola per diventare la prima donna premier nel nostro paese. La sua passione politica nasce da giovanissima e con Berlusconi diventa la ministra più giovane della Repubblica. Poi se ne uscirà da Forza Italia per fondare il suo partito, che in pochi anni, partendo da percentuali irrisorie, riesce ad avere sempre più consensi, arrivando quasi a scavalcare Salvini. È riuscita negli anni a crearsi una forte identità, parlando alla pancia delle persone e cavalcando i problemi e anche le paure di quest’ultime. A differenza della sinistra, fa a meno di perdersi in chiacchiericci su questioni futili, come ad esempio sulle presunte discriminazioni nell’uso degli aggettivi davanti alle diverse cariche politiche. Giorgia Meloni è forse l’unica politica ad incarnare davvero il femminismo.
Di lei si potrà condividere anche poco o nulla, ma ha ragione da vendere quando parla delle quote rosa all’interno degli altri partiti, specialmente di sinistra. Commentando la svolta femminista del PD di Letta, ha detto in un’intervista recente: “Non capisco le donne del Pd, tutte felici perché il capo ha deciso che due di loro potevano fare le capogruppo. Tu non devi andare al potere perché l’ha stabilito un uomo, ma perché sei la migliore. In Fratelli d’Italia è andata così”. Ed è una critica giusta, sulla quale il PD dovrebbe riflettere: lei ha avuto il coraggio di uscire da Forza Italia, di fondare un suo partito, di decidere in totale autonomia la sua linea senza che un uomo le desse il permesso. Lei si propone quindi come modello di emancipazione femminile, e rispetto anche alle donne di sinistra, si riesce a trovare esempio migliore? Non credo proprio.
L’ascesa di Giorgia Meloni preoccupa, per giusti motivi, Matteo Salvini. Il capo leghista infatti sente il fiato sul collo della Meloni, pronta a sorpassarlo. Il rapporto tra i due, come da loro stessi dichiarato, è altalenante. Ed è su questo frangente che si consuma anche la lotta per il candidato Presidente per il Quirinale. Salvini, come ha affermato in un colloquio con Repubblica, sarebbe pronto a sostenere Mario Draghi come prossimo presidente della Repubblica, mentre Meloni ancora non ha sciolto la riserva. In gioco c’è la leadership del centrodestra: ora per Giorgia Meloni, che prima gridava a gran voce “voto subito”, è meglio tardare le elezioni, per consolidare il suo elettorato, scavalcare l’alleato Salvini e giocarsi così in futuro la possibilità di diventare Presidente del Consiglio. Per centrare questi obiettivi meglio quindi aspettare la scadenza naturale della legislatura nel 2023, lasciando Mario Draghi saldo a Palazzo Chigi.
Ed è proprio per scongiurare il grande trionfo di Giorgia Meloni che Matteo Salvini vorrebbe Draghi al Quirinale. Con la caduta del governo nel giro di qualche mese si voterebbe, scongiurando così il sorpasso di Meloni. Vedremo come andrà a finire. Intanto Draghi blinda l’esecutivo realizzando un vero cambio di passo rispetto al governo Conte e soprattutto mettendo al sicuro il Recovery Plan. Finalmente c’è anche un serio programma di riaperture graduali. Ancora da sciogliere il nodo di alcune riforme importanti, in primis quella della giustizia, che andrà realizzata in tempi brevi, nonostante le divergenze fra i partiti della maggioranza siano molte. Ma Mario Draghi con la ministra Cartabia riuscirà sicuramente a trovare una soluzione.
Il Pd si mette invece a fare la voce grossa con Salvini non avendone la capacità: soprattutto a che giovi stuzzicare un alleato di governo, senza ottenere nulla, nessuno lo capisce. Per ora sono bravi a ripetere in continuazione che sono diversi dalla Lega: bisognerebbe farla finita con questo inutile refrain perché le differenze tra PD e Lega sono lampanti da sempre.
Se poi Conte non sa che pesci prendere nella complicata missione di ricostruire il M5S, chi invece può ritenersi soddisfatto è Matteo Renzi e la sua Italia Viva. Grazie alla sua mossa Mario Draghi è al governo e sta già facendo cambiare l’Italia profondamente già con le prime riforme. Proprio grazie al lavoro della Ministra Elena Bonetti di IV è diventato legge il primo passo della riforma della famiglia: l’assegno unico universale, misura lodata anche da Papa Francesco, e che mira a rendere le famiglie più protagoniste, più eque e più ricche.
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