Il rapporto Merkel-Macron
Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica Francese, è divenuto, dopo l’uscita di scena di Angela Merkel, il leader europeo. Dopo 16 anni di egemonia merkeliana, ha conquistato la leadership del continente europeo, soprattutto grazie al fatto che dal 1 gennaio di quest’anno la Francia ha assunto la Presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea.
Il rapporto Merkel-Macron, come racconta in maniera dettagliata il giornalista del Corriere Paolo Valentino nel suo libroL’età di Merkel, è stato caratterizzato da alti e bassi; numerosi gli attriti fin dall’inizio. È stato un rapporto sofferto, uno scontro produttivo che alla fine guardava sempre al bene dell’Europa.
La svolta è arrivata con la pandemia: grazie proprio a Merkel e Macron si arriva al Next Generation EU e alla concretizzazione del progetto di rinascita comune dell’Europa post-pandemia. L’immagine più bella dei due l’abbiamo nel loro ultimo incontro a Beaune, in Borgogna: si abbracciano calorosamente, quasi in lacrime. Sono l’esempio della politica più alta e più vera, che è spesso demonizzata e disprezzata. Merkel e Macron ci dimostrano quanto la politica sia bella, specie quando si mettono al centro i valori di collaborazione e di dialogo ma soprattutto le relazioni umane.
La corsa per l’Eliseo
Se Merkel però è uscita di scena, in Francia, Macron è vicino alla scadenza del suo primo mandato. Le elezioni presidenziali per scegliere il nuovo inquilino dell’Eliseo si terranno il 10 aprile, con eventuale ballottaggio il 24.
Ricordiamo che la Francia è una Repubblica semipresidenziale e il Presidente, che è capo di Stato con poteri molto maggiori rispetto al nostro, è direttamente eletto dal popolo. Se un candidato non conquista al primo turno la maggioranza assoluta, si ricorre ad una seconda votazione tra i due candidati più votati al primo.
Dagli ultimi sondaggi Macron sembra in vantaggio rispetto agli altri candidati, anche se con numeri che non gli assicurerebbero la riconferma del mandato al primo turno.
I contendenti alla Presidenza sono circa 15, i maggiori a destra. Su tutti spicca il nome di Marine Le Pen del Rassemblement National, ma non vanno dimenticati Valerie Pecresse (centrodestra,governatrice dell’Ile de France, dei Repubblicani, un tempo guidati da Sarkozy, che potrebbe togliere qualche voto a Macron) e Eric Zemmour (giornalista de Le Figaro, di estrema destra, accusato molto spesso di abilismo e razzismo da più parti, una sorta di Trump nostrano).
Il variegato fronte della gauche è attraversato da fratture che hanno impedito di fare sintesi e di convergere su una figura condivisa. Anche qua abbiamo diverse personalità: le più note sono Melenchon, per La France Insoumise, e Anne Hidalgo, del Partito Socialista e attuale Sindaca di Parigi. Nessuno di questi sembra in grado di superare il 10% dei consensi. Macron rimane il favorito.
Macron, l’Italia e l’UE
Anche l’Italia gioverebbe della conferma di Macron, che si è dimostrato un amico e un alleato prezioso del nostro paese. Di ciò è conferma il Trattato del Quirinale, firmato da Macron e Draghi a novembre 2021 e che suggella la cooperazione rafforzata tra i nostri due paesi su molte tematiche: dalla difesa e la sicurezza alle politiche europee, passando per cultura, istruzione, spazio ed economia.
Al contempo il ruolo di Macron è vitale anche e soprattutto per la costruzione dell’Unione Europea, che si trova in un punto cruciale del suo cammino: con la pandemia e la successiva creazione del Next Generation EU molto è cambiato. C’è poi una nuova crisi in corso, una vera e propria guerra, quella in Ucraina. Queste due crisi danno all’Europa l’opportunità di cambiare il corso della sua storia.
E colui che può interpretare al meglio questa stagione di rilancio europeo è proprio Emmanuel Macron che ha scelto “Relance, Puissance, Appartenance” (Rilancio, Potenza, Appartenenza) come slogan della presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea. Per capire a fondo la grandezza della visione europea di Macron basta immergersi nella lettura di un brevissimo libro del 2019, scritto con Jürgen Habermas e Gabriel Sigmar, “Ripensare l’Europa”, una vera e propria to-do-list europea.
Certamente i piani francesi per la Presidenza del Consiglio EU sono stati scombussolati dalla guerra in Ucraina, ma Macron può comunque cogliere l’occasione per avviare una riflessione almeno su due punti che interessano molto all’Italia: la riforma del Trattato di Dublino e il progetto di difesa comune europea, che ad oggi è più che mai necessaria. Si potrà poi così aprire il capitolo sulla revisione del patto di stabilità europeo, per rendere più flessibili le regole anche per investimenti in transizione verde e digitale e per aprire a strumenti di bilancio comuni, sul modello del meccanismo Sure.
Vedremo come andrà a finire, ma già ora (basti notare l’attivismo nella guerra in Ucraina) Macron si conferma capace di essere il leader europeo.
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