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Quando i Nimby diventano lobbisti

Dopo Chernobyl, Seveso, Fukushima e i vari ecomostri nati come funghi sulle più belle coste italiane e del mondo, l’importante è dire no a prescindere. È un atteggiamento perfettamente comprensibile, figuriamoci. La salute e l’ambiente, o entrambi, sono rimasti scottati da politiche dissennate e il no preventivo è un anticorpo più che giustificabile. Da questi timori nasce il fenomeno Nimby, che sta per Not In My Backyard, “non nel mio cortile”. Un’espressione che presuppone che sì, le grandi opere vanno fatte, ma l’importante è che non vengano realizzate vicino casa nostra. Da qui la nascita di movimenti locali più o meno vivaci che si oppongono a qualsiasi iniziativa, senza prima chiedersi se possa portare sviluppo e se questo sviluppo possa essere sostenibile o, magari, addirittura apprezzabile.

Per la rubrica di Telos A&S Lobby Non Olet, ne abbiamo parlato con Alessandro Beulcke, Fondatore e amministratore di Beulcke&Partner e presidente di iniziative quali We Festival e Nimby Forum. Guarda la video intervista. “Gruppi ambientalisti o movimenti nati sul territorio che non vogliono una determinata opera, a torto o a ragione, fanno egregiamente il loro lavoro di lobby” afferma Beulcke.

Nel racconto mediatico, si è diffusa invece l’idea, narrativamente vincente, di Davide contro Golia. Le piccole e indifese associazioni locali contro le potenti lobby nazionali o multinazionali. Un modo di raccontare i fatti che ha indubbiamente il suo fascino, ma che non sempre risponde alla verità. A volte succede esattamente il contrario: gruppi di cittadini, o addirittura un singolo, bloccano un’opera di interesse generale. Un assessore all’urbanistica di una grande città mi ha raccontato dell’accesso a un complesso scolastico, con migliaia di studenti, bloccato da una strada privata, inutilizzata dal proprietario e impossibile da espropriare. Gli studenti, i genitori e il personale scolastico sono tuttora costretti a fare una gimcana per onorare il diritto allo studio, solo perché il proprietario non sembra avere nessuna intenzione di scendere a patti e mollare un osso del quale lui stesso non gode.

Indimenticabile è la storia della gallina innamorata che ha bloccato per anni la costruzione della, tanto agognata, Sassari-Olbia. La gallina prataiola è una specie protetta e razzola allegra proprio dove passa una parte del tracciato della strada: l’apertura del cantiere del secondo lotto di costruzione fu bloccato da marzo a luglio per ben due anni. Il motivo era semplicissimo: in quel periodo dell’anno nidifica questa gallina.

Capita anche di frequente che la legittima protesta sia mossa da associazioni internazionali strutturate e organizzate come lobby, che non sono certo piccole e indifese come il cliché narrativo le fa apparire. In questo caso non si tratta di Davide contro Golia, ma di Golia contro Golia. Niente di male, ovviamente. L’importante è saperlo.

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