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Sanna Marin in Italia: le ragioni della premier finlandese per entrare nella Nato

Avvocato e scrittore
Sanna Marin in Italia: le ragioni della premier finlandese per entrare nella Nato

E così la giovane premier finlandese, dopo aver incassato un (quasi) plebiscito dinanzi al suo parlamento, è approdata sulle sponde del biondo Tevere per assicurarsi da Draghi l’appoggio dell’Italia all’ingresso della Finlandia nella Nato. In questa che sembra una prima tappa di un vasto tour europeo nel quale la Marin propaganderà le ragioni etiche e non solo politiche che la hanno indotta a far abbandonare la tradizionale neutralità del suo paese nello scacchiere militare europeo, la premier più millennium dell’intera Europa sa che non basta conquistare i “sì” ma bisogna anche mettere mano al cronometro.

“Il neutralismo figlio della seconda guerra mondiale è finito. Vi prego di fare il possibile per accelerare, nel vostro Parlamento, la ratifica del nostro protocollo di adesione alla Nato”, avrebbe detto a Letta e Conte, in un pranzo celebrato ieri presso la ambasciata finlandese dopo l’incontro con Draghi. Probabilmente i suoi consiglieri diplomatici le avranno ben chiarito che in Italia, specie quando si parla di politica, i tempi diventano una clessidra a elastico e si pongono borderline al confine tra le vicende bibliche e la fantascienza di Asimov.

Non s’è capito però se nella scelta dei commensali ha giocato la sensazione di una presunta affinità ideologica o la consapevolezza che nel panorama politico italiano non vi è nulla di più fragile del movimento 5Stelle, da tempo alle prese con le sue lacerazioni interne spalmate della salsa della politica del vuoto, e nulla di altrettanto problematico del Partito Democratico teso a mascherare, con una serie infinita di dibattiti su strategie e programmi, il suo vero problema del momento che è quello di trovare il modo migliore per affrontare le imminenti elezioni con il 30% di parlamentari in meno senza rischiare di frantumare il partito in mille rivoli.

“La nostra storica neutralità si è infranta contro la violenza e la pericolosità di Putin”, avrebbe detto la Marin ma nonostante la forza di queste parole sembra difficile che sia riuscita a far comprendere ai suoi due commensali le ragioni etiche e ideologiche che hanno portato il suo paese a fare questa scelta che cambia in maniera profonda la sua storia.

La solennità che avvolge le coscienze del riformismo socialdemocratico (specie quello scandinavo)  quando si parla di vite umane, di libertà e di solidarietà è difficile da trasmettere a chi di riformismo non sa nulla o sa poco più di nulla. Forse la leader finlandese si sarebbe sentita più a casa a sua con altri interlocutori, più socialisti di quelli che ha ospitato a pranzo, ma in politica, ahimè, si sa che contano più i numeri che la cultura, la storia e la tradizioni politiche di un partito.

Certo prima o poi l’Italia dovrà fare i conti con la assenza di un vero movimento socialista che incarni i valori riformisti (quelli veri, quelli sorti a cavallo tra l’800 e il ‘900) della socialdemocrazia europea, mancanza che l’ha tenuta ferma nelle dinamiche del progresso sociale per circa 30 anni. Ma questa è un’altra storia e ne parleremo un’altra volta.

Una cosa ci sarebbe invece piaciuto sapere. Ma la “conteletta” servita a pranzo era quella panata e fritta o quelle al sugo da guarnire con la polenta?

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