The Revolution Will Not Be Televised di Gil Scott-Heron, antesignano del rap, è la main track del film. Il brano fu scritto in risposta a When the Revolution Comes dei The Last Poets che si chiede ironicamente dove saremmo se la rivoluzione accadesse oggi. Da gioco satirico a inno della lotta per i diritti civili degli anni ‘60 e ‘70, il brano di Scott-Heron dà il la a Una battaglia dopo l’altra, l’ultimo film di Paul Thomas Anderson. L’intera vicenda ruota intorno ai personaggi di Pat “Rocketman” Calhoun (Leonardo Di Caprio) e Perfidia “Beverly Hills” (Teyana Taylor), membri del nucleo armato terroristico French 75, che tenta di sovvertire l’apartheid in atto negli Stati Uniti con attentati pirotecnici e colpi di mano più teatrali che efficaci. A contrastarli sono i Pionieri del Natale, una potentissima organizzazione segreta di estrema destra (una sorta di deep state di suprematisti bianchi) che controlla gran parte degli apparati di sicurezza americani.
Se il tempo della diegesi è spudoratamente sovrapponibile al nostro tempo “fuori di sesto” non è un dettaglio, né tantomeno un escamotage a buon mercato. Per il suo film più politico P.T. Anderson ha tratto il soggetto da Vineland di Thomas Pynchon, opera fondamentale del postmodernismo americano dove, per farla breve, tutto è permesso: si gioca a confondere la realtà con la finzione, esasperando caratteri e linee narrative tra colpi di scena e sottotrame labirintiche; oppure si ritrae il potere nella sua natura più becera e fallica, come fa l’ineccepibile Sean Penn nei panni del colonnello Lockjaw, a metà tra il sergente Hartman di Kubrick (Full Metal Jacket) e il maggiore Burns di Altman (M*A*S*H).
Se Penn somatizza i tratti tipici dell’omuncolo assetato di potere (moralista, violento, razzista, misogino e dunque vizioso, grottesco, crudele e impotente), Di Caprio è la macchietta del bombarolo a fine carriera a cui non resta che nascondersi con sua figlia sotto falso nome, conducendo una vita da hippie in pensione (praticamente il Lebowski dei Coen). Dopo sedici anni dalla scomparsa di Perfidia le vite di Lockjaw e Calhoun tornano a intrecciarsi in una esilarante parodia dell’action movie.
L’ultimo colpo di Anderson è, in sostanza, il ritorno al cinema satirico americano degli anni del Vietnam e alle straripanti narrazioni postmoderne dell’era Reagan-Thatcher. In un’America dilaniata dalle cultural wars e umiliata dalla sua peggior classe dirigente, Una battaglia dopo l’altra non si limita a criticare la società presente ma ne esaspera la polarizzazione, costruendo un universo narrativo in cui la violenza ha preso il posto della dialettica politica e dove per opporsi al potere non resta che il terrorismo.
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