Buvette della Camera in subbuglio, da ieri. Quando, riporta La Stampa, si sono affacciati in poche ore Massimo Boldi e Claudio Lippi, qualcuno dice per questuare contratti televisivi in Rai, sicuramente per rilasciare dichiarazioni importanti. “La Rai deve dire buonasera”, sentenzia Lippi. Illuminante. “Io la tv la conosco”. Vero. “Senz’altro sì, ma quella in bianco e nero”, lo affonda Boldi. “La Rai deve avere il volto popolano di Giorgia”, rilancia Lippi in versione Hammurabi: “Ha vinto perché ha parlato agli italiani” (come se di solito chi vince le elezioni si rivolgesse agli elettori tunisini), poi la folgorazione, modesta, per uno che manca da decenni dalla tv: “Voglio un programma in prima serata sulle liti condominiali da risolvere con un aperitivo”. Geniale.
Infine, un profluvio di anatemi contro Fazio e Annunziata e contro Coletta, ex direttore di Raiuno e dell’intrattenimento, che avrebbe fatto lavorare troppi gay (a Claudio, prendi esempio da De Sica, che quando diceva a Zartolin: “Tenga, la mutanda”, si definiva “moderno”).
Tralasciando l’ovvio, cioè che fa un po’ tenerezza vedere il Parlamento ridotto a ufficio di collocamento televisivo, come vedere dei signori, Lippi e Boldi, che ignorano che i deputati sulla tv possono molto poco, e per compiacerli si lanciano in affermazioni un po’ ridicole sull’omosessualità di tizio e caio che invece magari lavorano solo perché bravi, c’è da dire che il blitz ha riscosso successo tra deputati festanti in fila per un selfie con Boldi.
A questo punto però, un’idea: il prossimo governo, viste le idee identitarie, facciamolo con tutti personaggi dello spettacolo lippiano. Forza Italia piazza al ministero delle pari opportunità Pio e Amedeo, per ristabilire la mascolinità ormai dimenticata dopo anni di narrazione troppo gaia, come denunciato da Lippi, e Massimo Ghini alla Difesa (“Certo è un grande romanista, ma è de sinistra” obietta Maurizio Gasparri), e Carcarlo Pravettoni allo Sviluppo Economico (15 ore di lavoro al giorno senza mai svegliarsi), forte dell’idea di risolvere l’inquinamento da plastica facendola mangiare agli immigrati “che arrivano e reclamano un lavoro”, oltre Angela Cavagna, ovviamente al Ministero della Salute, in ballottaggio con Ermes Rubagotti appoggiato dalla Lega, corrente bergamasca. Fratelli d’Italia chiederà spazio per Felice Caccamo e il Mago Forrest -obiettivo: allargare il bacino elettorale al sud -, ma anche per Jerry Calà Ministro della Libidine, perché bisogna comunicare agli italiani che la vita va goduta e non solo sofferta, ma anche perché – ci ricorda Lippi – basta gay, servono volti per una nuova narrazione eterosessuale, e il grande Jerry è pur sempre quello che in Vacanze in America, ospite su un attico di Manhattan di Liberali Ermanno detto lo Schiantatope e dei suoi amici omosessuali, stampò la massima: “No ragazzi, little dettaglio… A me piace… I like, la cara e vecchia faiga”, incassando da Christopher un: “Ammorre come sei antica…”.
Ezio Greggio sottosegretario alla Presidenza (“Lui e Iacchetti hanno il polso del paese reale”, sostiene Mollicone), con Valerio Staffelli ministro dell’Interno (Cattaneo benedice l’idea: “Scherzi? Ha consegnato tapiri in tutta Italia: conosce palmo a palmo il territorio”); Michelle Hunziker Ministro degli Esteri: (“Altro che Tajani, vuoi mettere con quel cognome quanto stanno tranquilli a Berlino?” dice Barelli); Umberto Smaila alle Riforme (“Con le ragazze cin-cin ha riformato più lui l’Italia che 30 anni di Seconda Repubblica”, dice Maurizio Lupi), e Giorgio Mastrota al Commercio con l’Estero (“Vuoi mettere come ci venderebbe bene nel mondo, quello piazza pure i materassi a Putin” sottolinea Licia Ronzulli).
Nessuna traccia però di Christian De Sica. Da qui, l’allarme. “Aò, si nun se vede entro lunedì aaa Camera, mannateje i San Bernardo a cercallo” suggerisce il Patata, Enzo Salvi, che si candida anch’egli a consulente del governo “paa nuova narrazzzione”, inconsapevole di essere già Ministro in pectore della Sovranità alimentare (“Con quel cognome, torna buono pure per ribadire che la patata è sempre la patata”). E addio gay.
