Il Tribunale del Riesame di Napoli dà una picconata all’inchiesta della Procura partenopea sui bonus cultura. I giudici hanno annullato la misura di custodia cautelare nei confronti di sei persone finite sotto inchiesta per la presunta truffa da 1,5 milioni di euro al Ministero della Cultura, truffa collegata al “bonus cultura 18App”. Si tratta di un incentivo da 500 euro riservato ai neo maggiorenni. La procura aveva ipotizzato irregolarità arrivando a chiedere la carcerazione preventiva in un caso e misure cautelari per gli altri.
Il Riesame ha annullato queste misure, non ritenendo sussistenti gli indizi per contestare il reato di associazione a delinquere e derubricando la truffa in una reato da sanzione amministrativa, altro che manette. In attesa di conoscere nel dettaglio le motivazioni del Riesame, quel che emerge è che gli arresti erano eccessivi, i giudici della Libertà hanno ritenuto di annullarli. E così, dunque, tutti liberi sei indagati, uno dei quali addirittura recluso in carcere. Torna libero Walter Esposito, il titolare di una cartolibreria a Torre del Greco ritenuto la mente del presunto raggiro. Arresti domiciliari e obblighi annullati per gli altri cinque indagati colpiti dalla misura il 26 maggio scorso, scattarono i provvedimenti restrittivi e, come da copione, anche la gogna mediatico-giudiziaria. L’inchiesta ebbe un certo clamore, si contavano sedici persone destinatarie di misure cautelari, di cui una in carcere, undici ai domiciliari, tre obblighi di presentazione e uno di dimora.
Oltre ad Esposito, sono tornati in libertà la compagna di lui, Desislava Slavova, i 23enni Marco Frieri, Giuseppe Piscitelli e Marco Amedeo Sanzari (quest’ultimo sottoposto all’obbligo di presentazione dopo una prima scarcerazione avvenuta pochi giorni dopo l’arresto), e il 25enne Salvatore Farina. La decisione del Riesame è arrivata dopo un ridimensionamento delle accuse. Su richiesta di difensori degli indagati (nel collegio, tra gli altri, gli avvocati Rossana Ferraro, Franco Liguori, Danilo Riccio) il reato ipotizzato dai pm – e cioè truffa ai danni dello Stato – in quello più lieve di indebita percezione di erogazioni pubbliche per il quale la legge non prevede la possibilità di emettere ordinanza di custodia cautelare ma solo una sanzione amministrativa.
