Brexit, dal 2021 problemi per i tanti italiani che lavorano e vivono in GB

La direttrice generale della Confindustria britannica, Carolyn Fairbairn, se, da un lato, apprezza la rimozione dei limiti all’accoglienza di lavoratori qualificati, dall’altro vede rischi in altri settori: «Con una disoccupazione già bassa, le aziende che si occupano di assistenza, edilizia, ospitalità, cibo e bevande potrebbero essere le più colpite». Anche il settore dell’ospitalità sarà regolato con il cosiddetto “visto da barista” per le caffetterie, nonostante già da due anni l’impresa Pret A Manger avverte che, per quella posizione, solo un candidato su 50 è britannico. Nel corso di una intervista in diretta alla ministra dell’Interno, i giornalisti di Bbc Radio 5 hanno cercato di far notare che la fattibilità di un piano di formazione di otto milioni di persone inattive è molto complicato visto che si parla principalmente di studenti, disoccupati di lunga durata, pensionati e persone con responsabilità di cura. Ma Patel ha risposto seccamente: «Le aziende dovrebbero puntare di più sui potenziali lavoratori britannici, aiutandoli a migliorare le loro competenze e rendere le loro competenze rilevanti per il mercato del lavoro». Inoltre, per la ministra, «il 20% delle persone in età lavorativa disponibili sono inattive e possono essere incoraggiate a lavorare». Così, il governo conferma, tra le altre cose, che i camerieri, le cameriere e i lavori “elementari” in agricoltura e pesca saranno spostati dall’elenco dei lavoratori specializzati e quello dei non qualificati in linea con le raccomandazioni del Comitato consultivo per le migrazioni. Per i tanti giovani italiani in cerca di fortuna in Gran Bretagna si prospettano tempi difficili.