I carabinieri di Reggio Calabria, dalle prime ore di questa mattina, con il coordinamento della procura di Locri, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Locri nei confronti di tre persone, ritenute responsabili, in concorso tra loro, del grave fatto di sangue avvenuto nella Locride a cavallo tra il 12 e il 13 novembre dello scorso anno.
Le indagini dei militari dell’Arma di Roccella Jonica, partite dalla scoperta del cadavere bruciato di Vincenzo Cordì all’interno della propria auto, hanno consentito di far luce su uno dei più efferati omicidi degli ultimi tempi: l’uomo è stato bruciato in auto ancora vivo. Tra gli arrestati c’è la moglie dell’uomo, l’amante e il figlio del primo matrimonio. Susanna Brescia, 43 anni, moglie dell’uomo, disoccupata, con precedenti di polizia per reati contro la pubblica fede e il patrimonio, è stata arrestata così come Francesco Sfara, 22 anni, figlio di un precedente matrimonio della donna, disoccupato, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio, e Giuseppe Menniti, 41 anni, operaio, pregiudicato per reati in materia di stupefacenti e con precedenti di polizia per reati contro la pubblica fede, “legato da una relazione sentimentale con Susanna Brescia”.
Nella tarda serata dell’11 novembre scorso, secondo quanto emerso dalle indagini, Susanna Brescia, con l’inganno, ha dapprima condotto Vincenzo Cordì in località Scialata del Comune di San Giovanni di Gerace e, successivamente, con il concorso di Francesco Sfara e Giuseppe Menniti lo ha tramortito, cosparso di benzina e gli ha dato fuoco all’interno della sua auto, una Fiat 16. Stando agli inquirenit, la donna, al fine di depistare le indagini, ha tentato di far credere agli inquirenti che il compagno si fosse suicidato a causa del periodo di depressione che stava attraversando.
Gli approfondimenti svolti carabinieri hanno fatto piena luce anche sul movente, inquadrato nell’ambito familiare.
