Caldo in città, gli alberi sono i nostri migliori alleati. Il modo vecchio e brutale di concepire il paesaggio

Nel 2022, quando il caldo estivo imperversava, i meteorologi dicevano che quella era l’estate più calda degli ultimi cento anni. Alcuni di loro fecero notare che, probabilmente, quella sarebbe stata l’estate più fresca dei successivi cento anni. Proprio così. Oggi, nel 2025, eccoci qui a constatare che ogni estate che arriva è sempre più calda di quella che l’ha preceduta.

L’Italia sta passando uno dei periodi più afosi del nuovo millennio, con massime che sfiorano i 40 gradi e alcune morti legate alle alte temperature. Non sappiamo più quante sono le città in cui è scattato il bollino rosso dell’emergenza climatica. E mentre qua e là scoppia qualche temporale o nubifragio, abbiamo di fronte ancora un periodo di calore estivo. Intanto, mentre le plenarie ONU sul clima decidono e non decidono la riduzione della combustione da fossili, mentre il nostro Paese è ancora lontano dal diventare adulto e svincolare rapidamente l’uso del nucleare civile, le nostre città ardono, le nostre pinete e i nostri boschi vanno a fuoco e il paesaggio non solo viene compromesso nel suo disegno armonico ed estetico, ma subisce turpi ferite.

Sull’emergenza caldo è intervenuto tempo fa anche il presidente Mattarella, con la sua raccomandazione alle istituzioni affinché non si tirino indietro «dagli obblighi della prevenzione». Tuttavia, a me pare che da tutti questi discorsi pubblici e da tutte le piattaforme politiche, anche da quelle di contrasto al cambiamento climatico, manchi una questione fondamentale, senza la quale ogni sforzo è retorico e vano. C’è un grande rimosso: l’uso del nucleare civile e la piantumazione di alberi. Mi concentro su quest’ultima. Secondo un recente inventario forestale l’Italia non è messa malissimo in quanto a patrimonio boschivo. E proprio per questo motivo potremmo fare ulteriori sforzi nella direzione della sostenibilità ambientale, offrendo alle nostre città incentivi alla piantumazione di alberi e penali laddove (per mal-interpretazioni normative o interessi di parte) si andasse ancora a tagliare alberi.

Anche in questi ultimi anni, in cui la consapevolezza ambientale è ormai assodata, ci sono state scelte scellerate da parte di amministratori pubblici che hanno tagliato indiscriminatamente le piante, con la scusa della “sicurezza”. Alcuni enti locali non vogliono investire nel futuro e nella salute dei propri cittadini e del proprio territorio, così non spendono soldi sulla manutenzione del patrimonio arboreo urbano. Anzi, se ne disfano appena possono. Questo modo di concepire il paesaggio è brutale e vecchio. Questi amministratori si pongono fuori, non tanto dalla storia, ma dal discernimento del presente: non sanno leggere il mondo in cui vivono e agiscono male, a danno delle comunità che vorrebbero rappresentare.

Oggi più che mai è evidente davanti a noi la necessità non solo di mantenere il patrimonio forestale extraurbano, ma di cominciare un grande progetto per le nostre città, dove i sindaci siano stimolati a manutenere gli alberi che ci sono e a piantarne di nuovi, creando sempre più strade alberate, progettando piazze e oasi cittadine di verde, in cui pedoni, biciclette, scooter, auto e mezzi pubblici possano muoversi senza diventare fiammiferi viaggianti o scatole infuocate. Sappiamo tutti che una strada alberata, in confronto a una senza alberi, riesce a tenere la temperatura più bassa da 4 a 15 gradi Celsius. Si lanci una campagna nazionale in favore degli alberi nelle città. Questa sarebbe un’azione positiva, di bella politica e di lungimiranza per il tempo che verrà.