Donald Trump ha deciso: nessun coinvolgimento di Regno Unito e Francia nella gestione del dopo Hamas in Palestina, ma un ruolo di primissimo piano dell’Italia e, in tono minore, della Germania.
Interpretando le dichiarazioni del ministro degli Esteri Antonio Tajani («Abbiamo già i nostri Carabinieri a Gerico e alle porte di Rafah. Si può incrementare la loro presenza, vediamo come evolverà la situazione») e confrontandole con fonti riservate, si intravede già il compito dei nostri Carabinieri in Palestina. Secondo le prime indiscrezioni, centinaia di uomini avranno il compito di addestramento e polizia militare: una «stability police unit», come pianificato d’intesa con gli americani presso il CoESPU, il Centro di eccellenza per le Unità di polizia di stabilità di Vicenza. Va infatti ricostituita integralmente la polizia per il controllo del territorio, per dimenticare il prima possibile il ruolo che sinora svolgevano i miliziani di Hamas (con i ben noti risultati) e sostituirli con professionisti.
Un ruolo dunque accresciuto rispetto anche alla missione Eubam (acronimo di European Union Border Assistance Mission) che, sotto l’egida dell’Unione europea, inquadra i militari italiani dell’Arma in missioni tese a supportare le autorità locali per gestire le frontiere, combattere la criminalità transfrontaliera e promuovere standard europei. E che, sotto l’egida dell’Ue, ha operato in Libia, Moldova e Ucraina; e così anche a Rafah, prima che la missione fosse sospesa per le attività militari di Israele nella Striscia di Gaza. Teoricamente, i Carabinieri si potrebbero acquartierare a Hebron, nel solco di missioni consolidate.
Con la sconfitta di Hamas, il ritiro dei soldati israeliani e soprattutto secondo la road map studiata a Washington per riportare la pace in Palestina, serve immediatamente una forza esperta, con competenze significative, profonda conoscenza dell’area, nonché un rapporto di fiducia con l’Intelligence israeliana, la popolazione locale e con gli altri Stati arabi che concorreranno a garantire la sicurezza dell’area. Nessuno assomma queste caratteristiche più dei Carabinieri, preferiti dalla Casa Bianca anche ai tedeschi, che pure parteciperanno al mantenimento dell’ordine e della sicurezza, ma che non possono vantare la stessa esperienza e lo stesso numero di addestramenti congiunti con Paesi come l’Arabia Saudita, l’Egitto, gli Emirati Arabi e la stessa Palestina. I Carabinieri hanno storicamente i rapporti migliori dell’Occidente con l’ANP, così come con i governi e le agenzie di Intelligence israeliane. A dirlo è il Pentagono stesso, che si rifà alla celebre frase del Generale David Petraeus, già capo del Comando Centrale Americano: «Addestrarsi con i Carabinieri è come giocare con Michael Jordan. I Carabinieri sono messi su un piedistallo rispetto alle forze di polizia militare di altri Paesi».
I nostri militari – che hanno pagato un notevole contributo di sangue negli ultimi vent’anni di attività all’estero (53 caduti solo in Afghanistan, altri 12 in Iraq) – sono oggi l’unica forza considerata non ostile e credibile per gestire la pur difficilissima transizione verso la formazione di una nuova entità governativa nella Palestina che verrà. La macchina è già in movimento, una decina di uomini è già sul posto. Si aspetta soltanto l’ordine dall’alto.
