Una seduta emozionante quella dell’Assemblea Capitolina tenutasi a Rebibbia. Un consiglio straordinario da fortemente voluto e sul quale sono stati coinvolti, con l’aiuto della Presidente Svetlana Celli ed il supporto della Garante dei detenuti romana Valentina Calderone, tutta l’Aula Giulio Cesare. Dopo diversi incontri tra consiglieri capitolini e detenuti di Rebibbia Nuovo Complesso e Rebibbia Femminile, sono stati prodotti sei ordini del giorno, illustrati anche direttamente dalle persone ristrette, sul valore dello Sport, sul problema della casa per chi debba ricominciare fuori, sui progetti di formazione e lavoro, sull’esigenza pratica di più mezzi pubblici da e per Rebibbia, di pensiline e case dell’acqua e, ancora, sulla drammaticità delle condizioni sanitarie e di cura e sul diritto all’affettività, tuttora negato.
È stato approvato all’unanimità anche il settimo odg, che denunciava le condizioni drammatiche degli istituti di pena di Roma e di tutto il sistema carcere del Paese. Dal sovraffollamento al dramma dei suicidi, dalla fatiscenza delle strutture alla mancanza di spazi per i percorsi di recupero e reinserimento. La Magistratura di Sorveglianza è insufficiente per le centinaia di migliaia di istanze provenienti da persone la cui vita rimane sospesa per anni.
Davanti ad una delegazione di ragazzi provenienti da Casal del Marmo, sono state rilevate anche le gravi disfunzioni delle carceri minorili, che oggi vedono un aumento del 50% dei giovani detenuti per effetto del Decreto Caivano. Sono state prese in considerazione anche le condizioni del personale che lavora dentro agli istituti di pena, come gli Agenti di polizia penitenziaria e le educatrici, figure centrali ma che scontano un grave sotto organico, con turni di lavoro massacranti. A fronte di tutto ciò, sono state chieste a Governo e Regione Lazio più risorse umane e finanziarie. Basta quindi con riforme a costo zero, quelle di più reati e più pene, che sul sistema carcerario hanno effetti devastanti. È stato anche chiesto di considerare le carceri romane come il sedicesimo municipio della Capitale, bisognoso di servizi e supporti come gli altri territori, oltre che di modificare l’art. 67 OP, per consentire anche a sindaci e consiglieri comunali di recarsi più facilmente nelle carceri, sperando che altre amministrazioni seguano il nostro esempio per migliorare le politiche sociali a favore di chi ha sbagliato. Solo così si possono produrre meno recidiva e più inclusione e sicurezza.
In conclusione i saluti: ringraziate tutte le Autorità presenti, in particolare la Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Roma, Dott.ssa Finiti, la Camera penale, presente con l’Avv. Giuseppe Belcastro e il COA di Roma rappresentato dall’Avv. Vincenzo Comi. Riportare le carceri al centro del dibattito romano abbatte i muri che separano il dentro e il fuori e, con la partecipazione attiva al Consiglio capitolino, si è restituito cittadinanza alle persone private della libertà in carcere. Roma Capitale continuerà a lavorare per realizzare gli impegni presi e continuerà il percorso con i detenuti. Si può anche sbagliare, ma noi abbiamo il dovere di offrire i supporti migliori. Nessuno si salva da solo.
