Confisca definitiva notificata dalla DIA di Napoli nei confronti dell’imprenditore edile aversano Francesco Grassia. Il decreto è stato emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nel casertano. Le indagini hanno ricostruito l’assetto patrimoniale, la “pericolosità qualificata”, i rapporti con il clan casalesi, fazione “Zagaria”. Tutto a seguito dell’inchiesta del giugno 2000, nell’ambito della quale l’imprenditore fu arrestato. Era accusato di aver fornito appoggio logistico agli affiliati, nascosto armi, riscosso proventi di estorsioni e reinvestimento illeciti profitti delle attività del clan.
Anche nel 2018 l’imprenditore era stato arrestato e tratto a La Maddalena, Sassari, per riciclaggio di denaro, un provvedimento di cattura internazionale. Negli anni novanta, da un’altra indagine, era emerso l’acquisto, da parte di una società facente capo a Grassia e altri soggetti, di un complesso immobiliare ad Aversa – l’ex fabbirca Della Volpe – a un prezzo nettamente inferiore rispetto al valore di mercato. “Proprio a testimonianza della capacità di intimidazione derivante dalla loro appartenenza al clan dei casalesi”, si legge nella nota stampa della Dia.
Negli stessi anni l’imprenditore era rimasto coinvolto in attività che avevano acclarato l’importazione di armi dalla ex Jugoslavia. Carichi di bombe a mano, fucili a pompa e mitragliatori silenziati per la stessa organizzazione criminale.
I decreti di sequestro e di confisca emessi dal Tribunale, a seguito della proposta del Direttore della DIA, eseguiti nel 2015 e nel 2016, sono stati in parte definitivamente confermati dalla Corte di Appello di Napoli. I beni acquisiti al patrimonio dello Stato, per un valore di circa 4 milioni di euro, consistono in società e fabbricati, aventi sede o ubicati principalmente nella provincia di Caserta, nonché in diversi beni mobili e rapporti finanziari, tra cui un conto corrente cifrato presso una banca del Principato di Monaco (valore nel 2011 di circa 300 mila euro).
