“Poi dice che non ci sono più i riferimenti di una volta”. Invece eccoli tutti insieme, in una settimana che sembra fatta apposta, per mostrarci quanto siamo vittime di cicli, se non li sappiamo governare, cambiandogli corso. A Milano si riaffaccia lo spettro di mani pulite. La magistratura entra a gamba tesa, 74 indagati, diverse richieste di arresto. Il clima torna quello di Tangentopoli a leggere i giornali. Ma stavolta l’esito del copione è diverso. Giuseppe Sala, indagato nell’inchiesta sull’urbanistica, non si dimette. Rivendica integrità.
“Le mie mani sono pulite, ma in interesse personale, sempre l’interesse pubblico”. La Procura contesta a favore informazioni riservate, operazioni immobiliari. L’assessore Giancarlo Tancredi si dimette, ma lo fa manifestando il proprio orgoglio. “Mi aspettavo sostegno, non solo richieste di lasciare”. Però il sindaco Sala, di cui parlavamo, rilancia. “Andrò avanti non per ambizione, ma per rispetto del mio dovere” E chiama la sua maggioranza a raccolta. “Se ci siete con responsabilità e cuore, io ci sono. Intanto fuori Palazzo Marino, siamo sempre a Milano, la tensione si taglia con il coltello. Ed ecco ancora le scene di un film già visto. Un gruppo di manifestanti – rifondazione, potere al popolo – tenta di entrare in comune. Polizia in tenuta antisommossa, qualche spinta, poi il presidio si disperda, si allontana. È un coro su tutti: “Sala, dimettiti”. Però, come dicevamo, anche davanti a questo il sindaco questa volta non cede. Palazzo Marino rimane inespugnato perché l’eletto risponde agli elettori e non si arrende alla folla come troppe volte è avvenuto in passato.
A Roma, intanto, qualcuno pensa bene di profanare la lapide di Giacomo Matteotti. E così, se a Milano si guarda al 1993-94, eh beh, Roma non rimane indietro. Guarda al 1924. La lapide di Giacomo Matteotti dà fastidio, bisogna prendersela con quell’uomo simbolo, con un gesto vigliacco, ignorante, che non ferma certo la memoria ma la mette in pericolo. Ecco che accorre il ministro della cultura Alessandro Giuli, amico di Giorgia Meloni, in quota a Fratelli d’Italia. È il primo che accorre e che protesta condannando sdegnosamente l’accaduto. Poi arriverà anche il Partito Democratico che con Elly Schlein va a deporre dei fiori. Elena Matteotti, la nipote del deputato assassinato, a un certo punto ha detto con coraggio “Aspetto un gesto doveroso da parte del governo, da Giorgia Meloni” e indica come lo spirito del tempo sia cambiato per sempre e come ormai certe battaglie siano del tutto bipartisan.
Il tempo non torna indietro. Come spiegava Gian Battista Vico, la storia si ripete secondo cicli, ricorre, ma ogni volta con una variante che ne cambia l’esito. Un tempo si aggredivano i monumenti per offendere la storia, oggi chi lo fa riceve una condanna bipartisan e si isola da solo.
Così come un tempo si mandavano avvisi di garanzia agli avversari, si facevano recapitare da procure amiche, da correnti di magistratura amica, per affondare questo o quel partito. Oggi anche i magistrati possono ricevere pan per focaccia. Vengono contraddetti punto su punto. Non basta più un’inchiesta per azzerare la politica. Il tempo cammina, travolge nostalgie e tentativi di restaurazione. L’Italia di oggi, come i cicli di Vico, va avanti correggendo il tiro. Gli errori, intendiamoci, ne faremo, se ne faranno ancora tanti, ma qualcuno stiamo imparando a correggerlo.
