Cattaneo e la linea Occhiuto: “Forza Italia torni frizzante”. L’agenda azzurra tra Unioni civili, cittadinanza e fine vita

Alessandro Cattaneo durante la conferenza stampa nella sede del partito a Roma, Venerdì, 8 marzo 2024 (Foto Roberto Monaldo / LaPresse) Alessandro Cattaneo during the press conference at the party headquarters in Rome, Friday, March 8, 2024 (Photo by Roberto Monaldo / LaPresse)

La famiglia liberale della coalizione di centrodestra andrà a congresso nel febbraio 2027, tre o quattro mesi prima delle prossime elezioni. I congressi regionali degli azzurri si svolgeranno in anticipo, già dall’autunno del 2026. Il tesseramento che conta è dunque iniziato. L’area di Roberto Occhiuto è la novità capace di mettere anche sul tesseramento un’energia nuova. Ne parliamo con Alessandro Cattaneo, che da enfant prodige del primo berlusconismo – fu giovanissimo sindaco di Pavia – è da anni nell’Ufficio di presidenza di Forza Italia e dal 2018 alla Camera dei Deputati.

Onorevole Cattaneo, Forza Italia sta vivendo una fase che lei stesso definisce “vivace, frizzante”. È davvero così?
«Forza Italia o è dinamica o non è. O innova o non è Forza Italia. Io sono cresciuto solo in questo partito e ho avuto il privilegio di lavorare a lungo con Silvio Berlusconi, che lo ha sempre voluto in movimento. Diceva spesso che, come in azienda, se non rimetti periodicamente in discussione l’organizzazione e te stesso, perdi occasioni. Questo momento “frizzante” non è un’eccezione: è l’essenza stessa di Forza Italia».

Questa vocazione al cambiamento è nel DNA del partito sin dalla nascita?
«Assolutamente sì. Nel 1994 Forza Italia cambia lo schema di gioco che aveva segnato fino ad allora la politica italiana: Berlusconi inventa il bipolarismo e sdogana definitivamente la destra come forza di governo legittima. Oggi c’è un premier di destra che sosteniamo lealmente e convintamente anche per questo passaggio storico. La nostra natura è stare al passo con l’innovazione, politica e culturale».

Dopo la scomparsa di Berlusconi, il partito ha retto una fase delicatissima. Ora cosa può aggiungersi?
«Con Antonio Tajani abbiamo tenuto unito il partito nel momento più difficile. Io lavoro direttamente sui dipartimenti e vedo quanta attenzione c’è su lavoro, temi economici, organizzazione. Ma un grande partito che ambisce al 20% deve anche sapersi confrontare, animare, arricchire. Il dibattito interno è un valore, non un problema».

Lei fa riferimento a un’area che insiste sull’identità liberale. In cosa si traduce concretamente?
«Nel riportare al centro la rivoluzione liberale, che in Italia non è ancora compiuta. Se non ne parliamo noi, difficilmente lo farà qualcun altro con la stessa convinzione. La sussidiarietà, il rapporto pubblico-privato, l’efficienza della spesa: sono temi che attraversano tutto. Dalla casa, dove bisogna coinvolgere i fondi immobiliari per calmierare i prezzi, alle infrastrutture, che nel mondo si realizzano con fondi pensione e capitali di lungo periodo. In Italia invece facciamo pochissimo project financing, persino nei Comuni».

A proposito di Comuni: lei è stato sindaco giovanissimo. Esiste una spinta generazionale dentro Forza Italia?
«Non credo nel giovanilismo. Credo nel curriculum, nella competenza, nella capacità di mettersi in gioco al momento giusto. Io ho iniziato a vent’anni, sono stato sindaco a trent’anni, vicepresidente nazionale a trentadue. Oggi mettere in campo nuove energie è un’ottima notizia per il partito».

Roberto Occhiuto viene spesso indicato come figura chiave di questo rinnovamento. Perché?
Ho partecipato convintamente alla sua iniziativa. Ha dimostrato coraggio e capacità di innovare secondo valori liberali: penso alle scelte su Uber, Ryanair, ai medici cubani. Decisioni che hanno sorpreso molti, soprattutto perché assunte da una regione del Sud, non semplice, come la Calabria. I cittadini lo hanno premiato. È un amministratore moderno, dinamico, capace di comunicare contenuti, non solo con slogan.

Come immagina la Forza Italia del futuro?
«Dinamica, moderna, più coraggiosa su temi concreti. Il taglio e l’efficientamento della spesa pubblica, di cui non parla più nessuno. I diritti civili: penso al fine vita, su ho spinto molto per una legge. Le Unioni omosessuali. Una nuova legge sulla cittadinanza. L’attenzione al diritto d’autore, contro lo strapotere delle big tech in rete. E poi la crescita. Anche rispondendo ai mercati finanziari internazionali che ci chiedono di fare qualcosa di più per consentire agli investitori di scommettere ancora e meglio sul nostro Paese. Berlusconi ci ha insegnato a essere ossessionati dal PIL, perché solo così crescono salari, benessere e speranza».