È arrivato in Ucraina a sostenere le proprie truppe e a motivarle per l’assalto a Kiev. E a minacciare gli ucraini, Ramzan Kadyrov: “L’altro giorno eravamo a circa 20 chilometri da voi nazisti, ora siamo ancora più vicino”, ha detto invitando le forze ucraine alla resa altrimenti “vi finiremo”. Il video con la sortita del “Capo della Repubblica cecena” è rimbalzato oggi sui media di tutto il mondo a partire da un gruppo Telegram. Il dittatore si troverebbe a Gostomel, nei pressi di Kiev, la capitale accerchiata che da giorni si prepara all’assedio delle forze russe. Che bombardano ma ancora non stringono la morsa. La notizia dell’arrivo in Ucraina di Kadyrov era stata confermata dalla televisione cecena. “Non c’è una conferma ma sembra plausibile”, scrive l’esperto di intelligence del Corriere della Sera Guido Olimpio.
Kadyrov lo si vede in quello che sembra un bunker sotterraneo, in tuta mimetica, circondato dai suoi uomini mentre discutono delle operazioni. Alle sue spalle la bandiera con il volto di Ahmad, il padre deceduto in un attentato nel 2004 e attorno al quale ha costruito un vero e proprio culto della personalità. Alla dichiarazione di invasione dell’Ucraina del Presidente della Russia Vladimir Putin il dittatore fedelissimo del capo del Cremlino aveva risposto presente, in una piazza gremitissima di persone, con 10mila uomini pronti a partire.
L’uomo che comanda con pugno di ferro sulla Cecenia ha 45 anni. Ha ricevuto da Putin il Paese caucasico pur di tenerlo al riparo da ribellioni e impulsi secessionisti che hanno portato Mosca a combattere due feroci guerre dopo la fine dell’Unione Sovietica. Groznyj è stata rasa al suolo. Il protetto di Putin è salito al potere come presidente nel 2007, dal 2011 è “Capo” della repubblica. Ha sempre mostrato fedeltà al Presidente russo del quale si è definito anche “soldato di fanteria”. È stato ripetutamente accusato da Stati Uniti, Unione Europea e organizzazioni per i diritti umani di torture e persecuzione soprattutto ai danni di omosessuali e oppositori politici. La sua milizia è detta “kadyrovtsky” ed è considerata responsabile di torture, rapimenti e arresti arbitrari. “Non ci sono gay in Cecenia”, replicò il leader sanguinario dopo l’inchiesta del giornale indipendente russo Novaja Gazeta, ripresa da Amnesty International, che lo accusò di aver aperto un campo di concentramento per omosessuali.
Altra ombra: non è mai stato chiarito chi abbia assassinato Boris Nemstov, ex vice premier russo e principale oppositore di Putin, ucciso di fronte al Cremlino in un delitto ancora irrisolto. Alcune accuse hanno coinvolto proprio il leader ceceno. Kadyrov si è speso molto in diverse operazioni simpatia: ha ospitato per esempio numerosi eventi e partite calcistiche cui ha invitato campioni del calibro di Diego Armando Maradona, Luis Figo, Jean-Pierre Papin. È anche presidente della squadra Terek Groznyj, allenata in passato da Ruud Gullit, e ha fatto costruire il Terek Stadium da 30mila posti.
L’ex calciatore brasiliano Rai, dopo un’amichevole – lo stesso Kadyrov giocava – con stelle brasiliane, si era detto profondamente pentito di aver partecipato a quell’evento, di essersi prestato a quella propaganda. Quando è esplosa la pandemia da coronavirus, Kadyrov ha negato l’esistenza del virus e non ha preso misure per contrastare il contagio. Il cammino di purificazione dal negazionismo ha contemplato una cura a base di limone, aglio e miele; l’introduzione della quarantena per i contagiati con pena: la morte; il contagio che ha reso necessario il suo ricovero in una clinica specializzata di Mosca.
Il ministero degli Interni ucraino Anton Gerashenko ha sostenuto che Kadyrov si trovi in questo momento in un seminterrato nel distretto di Kiev. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha detto di non essere a conoscenza della presenza o meno del leader ceceno in Ucraina. Kadyrov ha intanto parlato un’altra volta nel corso della giornata e ha suggerito al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, di rivolgersi a Putin e di ammettere la propria sconfitta.
