Sergio Ferrigno diventa procuratore aggiunto di Napoli. A deciderlo all’unanimità è stato il plenum del Consiglio superiore della magistratura che ha così riempito una casella scoperta da diversi mesi. Ferrigno è attualmente sostituto procuratore di Napoli e da anni si occupa di indagini sul malaffare e sulla pubblica amministrazione in città: un impegno che ora gli è valso la nomina a numero due del procuratore Giovanni Melillo a discapito del collega Alessandro D’Alessio, oggi in forza alla Direzione distrettuale antimafia partenopea, che pure era inserito tra i papabili. Ferrigno va ad affiancare gli altri due aggiunti, cioè Simona Di Monte e Sergio Amato, considerati vicini rispettivamente a Unità per la Costituzione e ai davighiani di Autonomia e Indipendenza.
Il ruolo di numero due del procuratore Melillo era stato al centro di una spinosa vicenda: quella che ha visto (suo malgrado) protagonista Raffaele Marino, in passato membro della Dda partenopea e poi capo di Torre Annunziata, oggi sostituto procuratore generale della Corte d’appello di Napoli. Finito sotto inchiesta, successivamente processato per favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio e alla fine scagionato da tutte le accuse, Marino ha atteso per mesi che il Csm gli restituisse le funzioni direttive, cioè che gli affidasse il ruolo di procuratore o di aggiunto in una Procura.
Anzi, per l’Ufficio Studi doveva trattarsi del ruolo di capo dei pm di Torre Annunziata o di Napoli. Alla fine, però, Marino, in passato leader napoletano di Magistratura democratica e oggi completamente estraneo al gioco delle correnti, ha dovuto rinunciare a entrambe. In particolare alla Procura di Napoli per ottenere la quale, secondo il Csm, avrebbe dovuto superare un nuovo concorso, sebbene sia già abilitato alle funzioni direttive e la legge escluda la necessità di un esame per i magistrati prossimi alla pensione. Discorso chiuso con la nomina di Ferrigno.
