È morto Romano Fogli, aveva 83 anni. Se oggi non avete almeno 60 anni, probabilmente non conoscete nemmeno il suo nome. Se avete più di 60 (meglio 70) e da ragazzi vi siete interessati di calcio, magari sapete anche dire a memoria la formazione del Bologna 1964, che all’epoca era più famosa ancora di quella dell’Inter di Herrera. Negri, Furlanis, Pavinato – Tumburus, Jamich, Fogli – Perani, Bulgraelli, Nielsen – Haller e Pascutti. Tutti italiani tranne Nielsen, centrattacco danese, e Haller, fantasista tedesco.
Allora le formazioni si recitavano così, con la pausa dove ho messo i trattini. I numeri sulle maglie erano fissi e indicavano il ruolo. Fogli era il numero sei, cioè uno dei tre mediani, quello che aveva il compito di giocare a centrocampo (Janich e Tumburus invece erano i difensori centrali). Nel 1964 questi ragazzi avevano tutti tra i 20 e i 30 anni. Oggi sono morti tutti: Romano era l’ultimo sopravvissuto di quel drappello di eroi del pallone. Per la verità, la partita che diede lo scudetto al Bologna – l’unico del dopoguerra – non la giocò Ezio Pascutti, ala sinistra titolare, ma Bruno Capra, terzino di riserva. E Capra è l’unico ancora vivo di quella squadra. mettere Capra all’ala sinistra fu la mossa tattica del vecchio allenatore Fulvio Bernardini (60 anni, un passato glorioso di giocatore della Roma e della Lazio), che scombussolò i piani di Herrera e spostò gli equilibri della partita a favore del Bologna.
Era il 7 giugno del 1964. La partita era uno spareggio. Per la prima e unica volta nella storia del campionato di calcio, due squadre, l’Inter e il Bologna, arrivarono a pari punti. E la federazione decise che si svolgesse uno spareggio all’Olimpico di Roma. Primo tempo di grande equilibrio. Anche la prima mezz’ora del secondo tempo. Poi, al trentesimo minuto, l’arbitro assegna una punizione al Bologna appena da fuori area. Romano Fogli fa un cenno a Bulgarelli, che era il regista della squadra. Bulgarelli invece di tirare in porta dà un colpetto al pallone per spostarlo sulla destra, dove arriva Fogli che fa partire una frecciata rasoterra. La barriera dell’Inter si apre, Facchetti sfiora il pallone deviandolo leggermente, Sarti, il portiere interista, si tuffa inutilmente. È gol. Il Bologna è in vantaggio. L’Inter di Herrera era una squadra fortissima, abituata a vincere. Ma sapeva giocare soprattutto in contropiede, e invece in quell’ultimo quarto d’ora è costretta a buttarsi tutta in avanti per cercare disperatamente il pareggio. Si sbilancia. Perani all’ottantacinquesimo parte in contropiede, corre per 50 metri e poi mette il pallone proprio davanti a Sarti che viene anticipato in uscita da Nielsen. Finisce 2 a 0.
Fu una vittoria del tutto imprevista. L’Inter di Herrera, quell’anno, era considerata una squadra imbattibile. Dieci giorni prima dello spareggio aveva vinto la coppa dei campioni mandando al tappeto il grande real Madrid di Puskas e Di Stefano. L’anno prima aveva vinto lo scudetto e lo avrebbe vinto di nuovo l’anno dopo e l’anno dopo ancora. Dominava in Italia , debolmente contrastata solo dal Milan. La vittoria del Bologna fu clamorosa. Pochi giorni prima dello spareggio il Bologna aveva perduto il suo mitico presidente, Dall’Ara, al quale poi fu intestato lo stadio. Fogli fu una pedina decisiva in quella squadra. Era l’uomo che garantiva il funzionamento perfetto del centrocampo. Perché era un faticatore, un mediano muscolare, ma anche con ottimi piedi, come dimostra il fatto che fu affidata a lui la punizione, e come dimostra la traiettoria perfetta, ad effetto, del tiro (allora si diceva così: tiro ad effetto. Oggi si dice tiro a girare…).
Poi Fogli si trasferì al Milan, anche perché il Bologna, dopo il trionfo, iniziò a declinare. Il Milan quando arrivò Fogli aveva appena vinto lo scudetto del ‘68. C’era Rivera, c’era Trapattoni, c’era il tedesco Schnellinger (quello che insieme ad Haller movimentò due anni dopo la famosa partita Italia Germania 4 a 3). Fogli si piazzò a centrocampo, alle spalle di Rivera, e contribuì in modo decisivo alla conquista della coppa dei campioni del 69 e poi , nello stesso anno, della coppa intercontinentale. L’estate del 1964, iniziata con lo spareggio Bologna-Inter fu molto movimentata. Tra luglio e agosto, non si è mai capito bene, ci fu una minaccia di colpo di Stato per fermare il primo centrosinistra. Bloccata da Moro e da Saragat. Poi ci fu l’ictus che mise fuori gioco il Presidente della repubblica (Antonio Segni) che era un oppositore fierissimo del centrosinistra. Il 20 agosto, improvvisamente, morì Togliatti. In quell’agosto finirono davvero gli anni ‘50 e l’Italia iniziò a volare e sognare nei suoi anni sessanta.
