Cina, partner dell’Iran. La posizione opaca sul conflitto con Israele

Chinese President Xi Jinping applauds after a a joint press conference with Brazil's President Luiz Inacio Lula da Silva (not pictured) at the Great Hall of the People in Beijing, China, Tuesday, May 13, 2025. (Tingshu Wang/Pool Photo via AP) Associated Press / LaPresse Only italy and spain

Il Wall Street Journal ha da tempo acceso i riflettori sulla vasta e intensa cooperazione tra l’Iran e la Cina. Basti qui ricordare che la Cina compra quasi il 90% del petrolio iraniano e dei suoi derivati, importa grandi quantità di gas del bacino North Dome/South Pars, il più grande giacimento di gas naturale del mondo (gestito da Teheran insieme al Qatar) e, al tempo stesso, Pechino fornisce migliaia di tonnellate di ammonio per i missili balistici iraniani. Questi dati da soli indicano quanto rilevante potrebbe essere la capacità di pressione della Repubblica Popolare Cinese nei confronti del regime teocratico guidato dall’ayatollah Ali Khamenei. Nonostante la rilevanza degli interessi in gioco, resta il fatto che la Cina è la seconda superpotenza economica e tecnologica del mondo e dunque rimane difficile comprendere perché sia così riluttante ad assumersi le sue responsabilità di mediazione nell’arena politica internazionale.

Mai distante

Ricordo che, dopo il 7 ottobre, il Ministero degli Esteri cinese ha legittimato il ruolo di Hamas invitando ufficialmente i suoi rappresentanti a Pechino. La Cina, inoltre, non ha mai preso nettamente le distanze dai vertici politici e religiosi di Teheran quando in numerose occasioni hanno dichiarato pubblicamente che il loro obiettivo è la distruzione di Israele – “un cancro da estirpare”, per citare la Guida Suprema. È molto grave che Pechino si sia schierato dalla parte del regime iraniano quando esso ha violato gli accordi sull’arricchimento dell’uranio come certificato dalla Agenzia delle Nazioni Unite. I leader europei criticano giustamente Il Presidente Donald Trump per i suoi eccessi e per il suo comportamento politicamente lunatico, ma il problema è che non usano altrettanta determinazione nel denunciare l’ambivalenza, se non addirittura l’opacità, della diplomazia cinese.