Come mamma e responsabile del personale di un’azienda digital di Milano e come papà ed imprenditore attento alle nuove generazioni siamo sconcertati dal comportamento del FAI e del suo personale e desideriamo che la nostra esperienza possa accendere una riflessione interna al Fondo Ambiente Italiano affinché riveda le sue regole sull’inclusione di tutti, famiglie con bambini compresi.
Questo weekend abbiamo deciso di visitare la rinomata Villa Necchi Campiglio, con la speranza di immergerci nella bellezza culturale dell’Italia. Tuttavia, ciò che avrebbe dovuto essere un momento di apprezzamento e condivisione si è trasformato in un’esperienza estremamente spiacevole.
Nonostante la promessa del FAI di proteggere e curare i propri beni “affinché tutti possano viverli”, la realtà è stata ben diversa per la nostra famiglia, in particolare per i nostri due figli: Carlo, 2 anni e Giorgio, 3 mesi.
I volontari del FAI non ci hanno permesso di accedere al sito perché Giorgio – ricordiamo, di mesi 3 – non poteva entrare in quanto issato sul suo passeggino.
La motivazione? Le ruote del passeggino avrebbero potuto rovinare il pavimento della villa.
Abbiamo quindi chiesto quali fossero le politiche di inclusione del FAI per le persone in carrozzina, se anche loro, per analogia, fossero escluse dal vivere l’esperienza FAI e l’ingresso in carrozzina (per fortuna) è ammesso. Sconcertati da questa disparità di trattamento, verifichiamo anche il sito ufficiale del FAI e di Villa Necchi Campiglio ed effettivamente è specificato (sezione “accessibilità”) che le sedie a rotelle posso entrare, ma non i passeggini (sezione “informazioni utili”).
Siamo sbigottiti e chiediamo spiegazioni alla responsabile.
Allora il problema è diventato che i bambini stando sul passeggino potevano toccare o rovinare i mobili. Un pretesto ancora più insensato visto che un neonato di tre mesi è per definizione incapace di toccare o danneggiare alcunché.
In una conversazione sempre più surreale siamo arrivati alla terza “giustificazione”: il problema di accedere con il passeggino è diventato lo spazio, nonostante Villa Necchi Campiglio abbia una superficie di ben 2.400 mq.
Ma senza entrare ulteriormente nel dettaglio dell’incompetenza e mancanza di umanità con cui ci siamo scontrati, questa esperienza ci ha fatto riflettere profondamente sulla mancanza di comprensione e supporto per le famiglie con bambini da parte di istituzioni culturali così importanti come il FAI.
Non possiamo fare a meno di chiederci se situazioni come queste siano un fattore contribuente alla problematica della natalità in Italia. Avere dei figli non è più visto come una ricchezza, ma come un problema e una cosa non gradita, persino da una Associazione che dovrebbe promuovere la cultura e il bello dell’Italia.
È allarmante constatare come il FAI abbia scelto di lasciare fuori proprio le famiglie, quelle famiglie che dovrebbero trasmettere questo bello, questo sistema valoriale, l’importanza della bellezza a quei figli che poi diventeranno le braccia, le gambe e il cuore del nostro Paese, in un circolo di virtuoso che lo scorso Sabato è stato spiacevolmente interrotto.
La responsabile dell’evento – più seccata che mai – ha più volte ribadito che se volevamo potevamo cancellare la nostra iscrizione al FAI. Ma invece noi a questa “responsabile” ribadiamo che la tessera (“family” – tanto per indicare l’incoerenza di venderti un prodotto che poi non puoi usare) vogliamo tenerla, perché speriamo che qualcuno legga e cambi il regolamento, speriamo che l’Italia diventi più a misura di nuove generazioni.
Speriamo che il FAI e i suoi volontari capiscano più nel profondo il ruolo sociale che hanno, perché solo il bello può insegnare il bello. Solo la conoscenza e la cultura salveranno i nostri ragazzi, solo la conoscenza e la cultura insegnano a usare la testa, a capire, e quindi a condannare, le disuguaglianze. Solo il sapere permette di sposare nel profondo i valori di inclusione e diversità, quegli stessi valori che devono poter proteggere anche le famiglie con bambini.
Invitiamo il FAI a riflettere su questi temi e a prendere misure concrete per garantire che tutte le famiglie, comprese quelle con bambini, possano partecipare pienamente alle attività e ai siti gestiti dall’organizzazione.
Solo promuovendo una maggiore comprensione e inclusione possiamo sperare di costruire un futuro in cui la cultura e il patrimonio italiano siano veramente accessibili a tutti.
