Colpo al clan Spada di Ostia: confisca definitiva per 18 milioni di euro di beni

Un patrimonio di 18 milioni di euro. Confiscato in via definitiva come da provvedimento emesso dalla Sezione Specializzata Misure di Prevenzione del tribunale di Roma e in esecuzione da parte dei militari della Guardia di finanza del comando provinciale di Roma. È la confisca che va a colpire il clan degli Spada di Ostia e che comprende beni mobili e immobili, già sotto sequestro dall’ottobre 2018.

Tra i beni anche la FemusBoxe, la società che gestiva la palestra presso la quale Daniele Piervincenzi, giornalista Rai inviato della trasmissione Nemo, nel novembre del 2017 venne aggredito con una testata da Roberto Spada durante un servizio. Un’aggressione costata una condanna per lesioni aggravate dal metodo mafioso. Proprio Roberto Spada, secondo le indagini, era tra i maggiori esponenti del gruppo con Carmine Spada (soprannominato ‘Romoletto’, condannato in primo grado nel giugno 2016 per estorsione con l’aggravante del metodo mafioso), Ottavio Spada, Armando Spada e Claudio Galatioto.

La confisca ha riguardato in tutto 19 società, due ditte individuali e sei associazioni sportive/culturali quasi tutte con base a Ostia. Si tratta di forni, bar, sale slot, distributori di carburanti, scuole di danza, rivendite di autovetture ed edilizia. Due gli immobili confiscati a Ostia e Ardea, 13 gli automezzi e disponibilità finanziarie su rapporti bancari e postali.

L’indagine condotta dal Gico del Nucleo di polizia ha tracciato il patrimonio del gruppo ed è risalita anche a una cinquantina di ‘teste di legno’ tra familiari e persone terze: i prestanome attraverso i quali i clan mettevano in atto false compravendite di quote societarie.

La confisca rappresenta la conclusione delle indagini cominciate dalle operazioni ‘Eclissi’ e ‘Sub Urbe’ che avevano da subito messo in risalto l’enorme sproporzione tra i redditi dichiarati dagli Spada con gli investimenti nelle loro attività commerciali. Secondo la ricostruzione delle indagini il gruppo esercitava il controllo sull’area del litorale romano attraverso attività di estorsione, usura e traffico di droga e l’organizzazione gestiva anche il pizzo dei commercianti e le assegnazioni delle case popolari.