Si è spento a Torino, aveva 92 anni
Com’è morto Giampiero Boniperti, leggenda della Juventus
Calciatore, poi dirigente, per la Juventus Giampiero Boniperti è stato l’anima della squadra per mezzo secolo. Si è spento a Torino a 92 anni per una insufficienza cardiaca. Avrebbe compiuto 93 anni il prossimo 4 luglio. La sua è stata una vita lunga e piena di successi. Tutto il mondo del calcio piange la fine di un pezzo di storia.
“La commozione che in questo momento tutti noi stiamo provando non ci impedisce di pensare con forza a lui, a tutto ciò che il Presidentissimo è stato e sarà per sempre nella vita della Juventus. Una figura indelebile, che da oggi si consegna al ricordo, perchè sui libri di storia del calcio ci è finita già da tempo”. La Juventus ricorda così, sul suo sito, Giampiero Boniperti. “Perchè quando esprimi un pensiero, e quel pensiero diventa parte del Dna della società a cui hai dedicato la vita – aggiunge il club -, vuol dire che il tuo carattere ne è diventato identità e modo di essere. Per sempre”.
“L’importante è vincere sempre”. In questa sua celebre frase c’è tutto Giampiero Boniperti. “Con la sua gentilezza e la sua classe prendeva in pugno la Juventus post-bellica, e assieme a essa partecipava a ridare luci di speranza per l’avvenire” scriveva Hurra’ Juventus nel 1966. Un giorno della primavera del 1946, ricorda la Juve in una lunga nota, a 18 anni non ancora compiuti, partì da Barengo (dove nacque nel 1928) e venne a Torino per sostenere l’usuale provino nella Juventus. Era un calcio di pionieri, romantico e spensierato.
Quasi un anno dopo, i primi di marzo del 1947, Boniperti esordì in prima squadra contro il Milan, in un campionato che la Juve chiuse al secondo posto dietro a un imprendibile Torino. L’anno dopo Vittorio Pozzo già lo vestiva d’azzurro, a Vienna, contro l’Austria, dove si distinse inizialmente come ala destra di valore mondiale, poi come interno al fianco di Muccinelli nella Coppa Rimet (1950). Posizione che assunse – mattatore e regista allo stesso tempo – anche nella Juve, progressivamente, a partire dalla seconda meta’ degli anni ’50. Gli anni del ‘Trio Magico’, Boniperti, Charles, Sivori. Tre icone.
Chiuse la carriera nel 1961, da Campione d’Italia, a quota 179 reti. Aveva 33 anni, e appese le scarpe al chiodo con un cerimoniale semplice: “Ragazzi, smetto”. Temperamento inflessibile di un galantuomo estroverso in campo, rigorosissimo fuori. Nel luglio 1971 iniziò per la Juve una seconda ‘Era Boniperti’: dopo gli anni da giocatore, quelli al timone del club, questa volta presidente. Con lui al timone, la Juve diventerà una grande squadra europea e mondiale. Arriveranno scudetti ma soprattutto le Coppe, continentali e intercontinentali. Sedici allori nella bacheca di quella che divenne l’unica squadra ad aver vinto per prima tutte le competizioni Uefa.
Dirigente sorridente, prudente e riservato, è “stato il creatore di un collettivo in campo e fuori, fatto di professionalità, senza divi e senza fenomeni da baraccone. La Juve del lavoro e del sacrificio” (Hurra’ Juventus, 1980). La Juve recuperata alla semplicità, fatta a somiglianza del suo presidente. Una Juve che non voleva dire solo gioventù, ma divenne, una volta e per sempre, sinonimo di vittoria. In questi ultimi anni è sempre stato vicino alla sua Signora. Il momento forse più toccante dell’inaugurazione dello Stadium è stato proprio quando, quell’8 settembre 2011, si è diretto verso una panchina al centro del campo, al fianco di un’altra leggenda bianconera, Del Piero, l’unico in grado di segnare di più di lui.
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