Conte ha ammesso di aver fatto cazzate nel disastro nazionale del Coronavirus

Il governo che sua eccellenza ha l’onore di guidare, invece, ha solo cercato di copiare molto malamente, rifiutandosi con testardaggine incomprensibile di cercare i contagiati mentre sono ancora in giro. Invece, questo governo guidato da un narcisista (non ho personalmente nulla contro il narcisismo, purché a dosi omeopatiche) non ha affatto bloccato i contagi e ricordiamo ancora con rossore la missione affidata all’innocente Mattarella di andare a rassicurare i bambini cinesi e non cinesi arrivati dalla Cina, che non avrebbero mai subito la discriminazione razziale di due settimane di quarantena, perché girava ancora l’idea che la quarantena fosse una cosa salviniana, anziché una procedura in caso di epidemia. Yes, mister prime minister: un sacco di errori, una caterva di sbagli senza i quali non si poteva avere il primo posto in classifica mondiale in morti e medici mandati al massacro. Lo sconcertato intervistatore americano chiede: lei pensa che in Italia si potrà dire a chi ha sviluppato gli anticorpi che può tornare al lavoro? Prime Minister sembra non capire la domanda e probabilmente non l’ha capita perché risponde curiosamente così: «Noi lavoreremo per la morte, ma in questo momento siamo tutti nella stessa battaglia per combattere lo stesso potente e invisibile nemico e in questo momento tutti i conflitti dovrebbero cessare». Il gentile intervistatore capisce che qualsiasi domanda faccia, otterrà una riposta priva di connessione logica e dichiara terminata l’intervista augurando al capo del governo italiano di seguitare a battersi e sconfiggere il virus, grazie per aver partecipato. Era un addio. Fine della trasmissione. Ma il primo ministro per caso ci pensa un attimo e improvvisa un finaletto dicendo quanto egli sia onorato di essere alla guida di un Paese così straordinario come l’Italia. Ancora oggi, se ne deduce, Giuseppe Conte si sveglia la mattina, si dà alcuni pizzicotti e si chiede: ma come cavolo è successo che io, proprio io, mi trovo lì, a rappresentare l’Italia, a guidare malissimo la più sconvolgente crisi che abbia colpito la Repubblica dopo la fine della guerra, sbagliando tutto ma facendo finta sempre di essere il meglio fico del bigoncio? Questo ci piace di Conte: dentro il suo completo con pochette batte lo spirito di un comico suo malgrado.