Conte scarica Letta (e Caterina Chinnici) in Sicilia, addio all’alleanza PD-M5S: “Andiamo da soli al voto”

A poco meno di un mese dal voto, il Movimento 5 Stelle rompe l’alleanza elettorale col Partito Democratico in Sicilia. Nella Regione che tornerà alle urne il prossimo 25 settembre, in occasione dell’election day nazionale, Dem e grillini avevano svolto primarie di coalizione che avevano incoronato a candidata Caterina Chinnici, ex magistrato ed eurodeputata del Partito Democratico, figlia del magistrato vittima di Cosa nostra Rocco Chinnici, davanti alla 5 Stelle Barbara Floridia e a Claudio Fava.

La rottura dell’alleanza tra i due partiti dopo la caduta del governo Draghi ha portato, dopo settimane di stallo e incertezza, alla mossa finale di Giuseppe Conte. L’ex premier ha annunciato via social nel pomeriggio che il Movimento 5 Stelle correrà da solo il prossimo 25 settembre in Sicilia, rompendo l’accordo voluto in particolare dall’ala più a sinistra del Partito Democratico.

Conte che nel suo messaggio ha ricordato le parole pronunciate alcune settimane fa proprio sul caso Sicilia: “Quello vale a Roma vale a Palermo. Sappiamo come è andata nella capitale: il Pd ha scelto l’agenda Draghi, rinnegando tutto il lavoro realizzato in direzione progressista durante il Conte II. Nonostante questo, in Sicilia abbiamo tentato fino all’ultimo di costruire un percorso comune, anche in considerazione del percorso di partecipazione costruito in occasione delle primarie”.

Quindi l’attacco al partito di Enrico Letta: “Dal Partito democratico, però, ancora una volta non sono giunte risposte adeguate. Siamo arrivati a questo paradosso: da una settimana c’è un’impasse dovuta all’insistenza dei democratici per infilare nelle liste esponenti impresentabili. Una posizione che ha messo in imbarazzo anche Caterina Chinnici, che è stata costretta a richiamare il Pd su questo punto: chi ha procedimenti penali pendenti deve restare fuori dalle liste. Per noi la questione è semplice: abbiamo sempre detto che saremo stati garanzia di profili impeccabili, al servizio dei cittadini. L’asticella del senso delle Istituzioni con noi è sempre alta, tanto sul versante nazionale tanto sul versante locale. Questi segnali che ci arrivano dagli amici del Pd non sono affatto incoraggianti”.

La scelta dei 5 Stelle non è pero ricaduta in una nuova candidatura di Barbara Floridia, ‘premiata’ da Giuseppe Conte con l’inserimento nel listino bloccato dei 15 fedelissimi: in Sicilia il Movimento correrà con Nuccio Di Paola, consigliere all’Assemblea Regionale siciliana, capogruppo all’Ars e attuale referente regionale dei 5 Stelle.

La reazione Pd e le conseguenze

A stretto giro è arrivata la reazione dei Democratici, col segretario regionale Anthony Barbagallo che ha ricordato a Conte come “la dignità è mantenere la parola data”. “Questa rocambolesca giravolta di oggi del suo Movimento è tutt’altro che degna. Quello del M5s è alto tradimento nei confronti dei siciliani che hanno creduto al fronte progressista. Il Movimento 5 stelle in Sicilia aveva condiviso l’opposizione a Musumeci e in virtù di questo ha sottoscritto un patto per le primarie di coalizione. Hanno garantito il sostegno alla candidata vincitrice, Caterina Chinnici e il Pd aveva detto, più volte nei giorni scorsi, sì a tutte le richieste da loro avanzate. Alcune anche premature per non dire stravaganti”, l’accusa del segretario del Pd in Sicilia.

Ora però per il partito di Letta si apre una nuova partita. Repubblica scrive infatti che nelle ultime ore si era ventilata anche l’ipotesi del ritiro della candidatura di Caterina Chinnici in caso di rottura con i 5 Stelle, ma il PD ha il nome dell’eurodeputata nel simbolo che i siciliani si troveranno sulla scheda elettorale.

Ma è lo stesso Partito Democratico a spaccarsi al suo interno, con chi era contrario sin dal principio all’alleanza coi grillini che ora chiede il conto per l’errore fatto dalla dirigenza. Ad alzare i toni è Antonio  Rubino, coordinatore degli orfininiani siciliani, che accusa proprio il segretario regionale: “Adesso Barbagallo si assuma le sue responsabilità – dice Rubino -. È troppo tardi per gridare vergogna ai 5stelle e pensare di farla franca dopo avere praticato ritorsioni su chiunque abbia espresso dubbi su questa alleanza sgangherata e contraddittoria“.

Chi potrebbe decidere di scendere in campo a causa dell’impasse è Claudio Fava, leader della sinistra all’Assemblea regionale e del movimento Centopassi, sconfitto alle primarie di coalizione. “Se entro oggi non avremo parole chiare su come e con chi procedere in questa campagna elettorale, se non ci sarà immediatamente un luogo di discussione su tutte le scelte strategiche e di governo, vorrà dire – aveva detto in mattinata Fava – che la coalizione progressista non esiste più“.