Cosa è il giustizialismo, spiegato bene

Sono fattori non di punizione, ma di governo») non si ferma qui. «Il sequestro di aree, di immobili, di un’azienda o di un suo ramo, il sequestro di un impianto industriale e simili incide direttamente sui diritti dei terzi. Con tali provvedimenti cautelari reali – prosegue Sgubbi – la magistratura entra con frequenza nel merito delle scelte e delle attività imprenditoriali, censurandone la correttezza sulla base di parametri ampiamente discrezionali della pubblica amministrazione e talvolta del tutto arbitrari». Si staglia, poi, nel contesto di una giustizia penale sempre più avulsa dalle sue finalità, la fattispecie della responsabilità penale senza colpa (dal binomio innocente/colpevole si passa al binomio puro/impuro). In sostanza, il reato è diventato una colpa per talune categorie sociali: non nel senso tradizionale di uno specifica fatto – sostiene Sgubbi – commesso da una persona e connotato da colpevolezza, bensì come un male insito nell’uomo e nel suo ruolo nella società. Il reato e la colpa sono uno status che precede la commissione di un fatto. Assomiglia, per gli “impuri”, al peccato originale. Non si tratta di una colpa generale inerente alla persona umana come tale, ma è legata al ruolo sociale ricoperto o alla tipologia dell’attività che svolge nella vita (in particolare, la politica, ndr). Così talune categorie sociali sono “pure” per definizione e prive di colpa (esempio gli occupanti abusivi di case); anzi la loro condizione di illegalità, talvolta, è creatrice di diritti (come l’allacciamento abusivo alla corrente elettrica). Gli appartenenti ad altre categorie, invece, dovranno dimostrare la loro contingente ed episodica purezza (un innocente è solo un colpevole che l’ha scampata); cioè saranno costretti a provare che in quella circostanza eccezionalmente non gli può essere imputato nulla. Per gli impuri “la salvezza penale è ardua” perché devono vincere la presunzione di colpevolezza e superare l’inversione dell’onere della prova. È la casta; e in quanto tale è condannata ad un costante e immanente sospetto di illecito. Si è cominciato e si continua così. Il fatto è che questi abusi sono sorretti da un sostanziale consenso. Nella serata del 25 Aprile, mi ha impressionato una trasmissione televisiva, durante la quale la conduttrice si collegava con un operatore a bordo di un elicottero delle Forze dell’Ordine che sorvolava Roma per individuare degli assembramenti ed orientare, dall’alto, l’intervento delle pattuglie dei Carabinieri. Io operazioni siffatte le ho viste compiere solo nel Cile ai tempi di Pinochet, quando la Cgil mi incaricò – come si faceva tutti gli anni – di recarmi a Santiago per parlare al comizio (proibito) organizzato dai sindacati dell’opposizione. La presenza di un sindacalista straniero alla loro manifestazione era un modo di proteggere quei lavoratori dagli interventi repressivi della Polizia del regime, che non gradiva far parlare di sé sul piano internazionale. Siamo a questo punto? La democrazia italiana sta diventando una ‘’democratura’’?