Sono giorni turbolenti nella splendida isola del Madagascar, la più grande dell’intero continente africano. Dalla fine di settembre le strade della capitale sono invase da migliaia di manifestanti che protestano contro le persistenti interruzioni di acqua ed elettricità. Queste proteste si sono estese alle principali città, trasformandosi in una manifestazione di insoddisfazione nei confronti della leadership del paese, del costo della vita e della presunta corruzione.
Il governo ha istituito un coprifuoco notturno nelle principali città ma questa mossa non ha fermato le proteste. Nel tentativo di disinnescare la situazione, il presidente Andry Rajoelina ha licenziato il suo governo nominando come nuovo primo ministro, un militare molto popolare fra le forze armate. Ma le piazze hanno continuato a chiederne le dimissioni, incolpando la presidenza della difficile situazione economica nella quale versa il paese. A guidare questi moti di protesta sono i giovanissimi appartenente alla cosiddetta Generazione Z e questo avvicina la situazione malgascia a quanto già visto in Kenya, Nepal, Marocco e Sri Lanka, dove i giovani sono scesi in piazza contro la mancanza di opportunità economiche per il loro futuro.
Le ultime elezioni in Madagascar, tenute nel 2023 e vinte da Rajoelina, registrarono una affluenza molto bassa alle urne e videro il boicottaggio da parte di molti candidati dell’opposizione. Sabato scorso il corpo di élite dell’esercito malgascio dell’unità CAPSAT ha rotto con il governo, dichiarando il proprio sostegno e unendosi alle manifestazioni guidate dalla Generazione Z. Questo reparto era stato determinante per il colpo di stato del 2009 che aveva portato l’attuale presidente al potere e che adesso è significativo che abbia deciso di abbandonarlo. In questa situazione estremamente precaria Rajoelina ha accusato l’esercito ed i manifestanti di tentato golpe e si è nascosto in un posto segreto temendo per la sua incolumità.
Il presidente del Madagascar ha diffuso sui social un video di 26 minuti dove ha respinto le richieste di dimissioni e ha cercato di negoziare per trovare una via d’uscita da questa situazione. In queste settimane di violenza, stando ai dati delle Nazioni Unite, si contano almeno 22 morti e oltre cento feriti dopo gli scontri con le forze di sicurezza, scatenati dalla rabbia per le interruzioni di acqua ed elettricità, e dai successivi saccheggi e violenze tra bande criminali.
Il governo in carica ha però smentito queste cifre, negando che la nazione sia fuori controllo e domenica l’ufficio presidenziale ha anche rilasciato una dichiarazione dove afferma che il presidente e il primo ministro mantengono il controllo degli affari nazionali. Ieri il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso preoccupazione per l’evoluzione della situazione nell’ex colonia francese, dichiarando che L’Eliseo sta seguendo tutto con attenzione.

