“Eid Mubarak”: ovvero, buona festa. È l’augurio che compare oggi un po’ ovunque, sui social soprattutto, su bacheche e profili. Si celebra infatti la ricorrenza dell’Eid al-fitr che letteralmente in arabo vuol dire “festa” e “fine del digiuno”. L’appuntamento è uno dei più importanti della religione islamica e segna la fine del mese sacro dedicato alla preghiera e al digiuno, il Ramadan.
L’espressione “Eid Mubarak” si usa anche per la festività dell’Id al-adha, che invece indica la “festa del sacrificio” durante la quale ha luogo il pellegrinaggio canonico detto hajj. Eid al-Fitr segna invece l’inizio dello Shawwal, il decimo mese del calendario lunare islamico. Le celebrazioni non cadono in tutti i Paesi nello stesso momento.
Il mese di Ramadan finisce quando compare la luna nuova: molti Paesi si affidano a calcoli astronomici, altri alla tradizione e considerano necessario l’avvistamento della prima luna decretato dall’imam senza l’uso di strumenti di rilevazione moderni. I festeggiamenti per l’Eid al-Fitr durano di solito tre giorni: partono con la preghiera mattutina prima dell’alba, si tengono banchetti con amici e familiari, ci si scambiano doni e offerte per i poveri, si indossano vestiti nuovi, si decora la casa con luci e decorazioni.
Le persone si radunano anche per pregare nelle moschee e in strada. I treni sono spesso affollati per le persone che tornano a festeggiare con la famiglia. Invece che “Eid Mubarak” la formula usata in Turchia è Bayramin Mubarek olsun (“possano le tue festività essere benedette”).
Durante la festa si rende grazie ad Allah per la conclusione del digiuno e per i doni e le grazie promesse. La festa è anche nota per la preparazione di tantissimi dolci, una sorta di “festa dello zucchero” come viene ribattezzata da alcuni media mettendo l’accento su questo aspetto della celebrazione. Tra i dolci preparati, il Maamoul: tradizionale della cucina araba, è cotto in forno e composto da pasta frolla farcita di datteri, fichi, frutta secca.
