Cos’è il diritto penale totale? E’ il nuovo proibizionismo

Vien da pensare con nostalgia alla cara vecchia “notitia criminis”, il fatto. Con la ricerca delle prove e infine quella decisione del giudice che dovrà stabilire se il fatto storico accertato rientra nella fattispecie di reato previsto dalla norma. La prassi attuale è capovolta, non più finalizzata ad accertare la relazione tra un fatto storico e la norma, ma a “creare il fatto-reato”. E’ l’accusa che costruisce la responsabilità, non viceversa. Gli esempi di questi giorni non fanno che confermare questa realtà: dagli interventi a gamba tesa e contraddittori di diverse procure sull’Ilva fino alla vicenda Open-Renzi, paiono piuttosto chiari gli intenti della magistratura con questo nuovo rito. Assumere il ruolo degli estirpatori dei mali del mondo (lottare contro i fenomeni quali la mafia e la corruzione), governare direttamente e concretamente l’economia e la pubblica amministrazione, assumere la responsabilità della tutela dell’ambiente e della nostra stessa salute. Solo per fare alcuni esempi. La procedura di questa giustizia creativa è una vera inversione del processo: la procura va alla ricerca di un fatto, poi avvia il processo e infine cerca le prove. Naturalmente tutto ciò non vale per i “puri”, quali in genere sono, grazie all’enfatizzazione dei media che le trasforma in eroi, le vittime. Le vittime vengono usate per linciare il giudice che assolve così come quello che condanna, se non ha trovato i mandanti. Ne abbiamo un esempio nell’enfatizzazione che viene data in diversi talk in questi giorni di “casi personali”, spesso tristi e angoscianti, usati come clave per sostenere l’abolizione della prescrizione.