Craxi, il grande capro espiatorio di Tangentopoli

Il libro impone e propone alcune riflessioni che vent’anni dopo la morte di Bettino Craxi sarebbe opportuno diventassero veri argomenti di discussione. Il meccanismo del ragionamento è noto: verità processuale e verità storica. Ora che, con le dovute eccezioni per quelli che della forca continuano a farne un mestiere, i linguaggi e i comportamenti rivoluzionari si sono placati si può (si deve) cominciare a ragionare sulla verità storica. Sicuramente sopraffini giuristi sono ancora in grado di placare i ragionamenti gettando nel calderone del diritto (di quello che si applica e di quello che s’interpreta) ogni via di fuga. Occorre andare oltre, scavalcare l’ipocrisia giudiziaria. Una nota geopolitica: Francesco Saverio Borrelli, Procuratore capo a Milano è stato la vera guida di Tangentopoli e del celebrato pool di mani pulite. Magistrato dottrinale, carismatico dal comportamento nobiliare, figlio e nipote di uomini di legge. Il Psi di Bettino Craxi è milanocentrico (non solo per la nota “Milano da bere”), la testa, gli interessi del partito di Bettino Craxi (nato a Milano) erano a Milano. Se il baricentro del Psi fosse stato a Roma, avremmo vissuto il trambusto e il travaglio di Tangentopoli? Infine, torniamo al libro di Marcello Sorgi, l’ultima pagina dell’ultimo capitolo è un po’ un amarcord: «Finito il tempo di Moro e Craxi, affondate una dopo l’altra la Prima e la Seconda Repubblica, si vive l’epoca del populismo, della comunicazione drogata, dei leader dei cosiddetti “partiti liquidi”, degli elettori che non vanno più a votare, perché tanto, ogni giorno, ogni ora, ogni momento si vota su Facebook e su Twitter. Avanti in questo modo, davvero, non è facile dire per quanto si potrà andare». Marcello Sorgi ha ragione. Senza una seria riflessione riguardante gli avvenimenti che hanno segnato il recente passato, dove andremo? Per superare il diffuso sentimento del “terrapiattismo” occorre non confondere la verità giudiziaria con quella storica.