La storia sembra quella già vista in Italia nel gennaio del 2022, quando entrò in circolazione l’Euro e per alcuni beni di ampio consumo quotidiano i prezzi sostanzialmente raddoppiarono (anche grazie al sostanziale rapporto di cambio fissato in quasi uno a due). È lo scenario da incubo che stanno vivendo in questi primi giorni del 2023 i cittadini croati, la nazione balcanica che dal primo gennaio ha adottato l’Euro come valuta nazionale.
La Croazia è stata sostanzialmente travolta da un’ondata di rincari, tali da costringere il premier Andrej Plenkovic a convocare i ministri competenti e i vertici di Finanza e Dogana in quello che è apparso come una sorta di “gabinetto di crisi” per fare fronti all’esplodere dei prezzi (e del malcontento).
Il primo ministro Andrej Plenkovic ha sottolineato che una parte delle entità imprenditoriali “ha approfittato della transizione da kune a euro e ha aumentato ingiustificatamente i prezzi“, ricordando che il governo “ha gli strumenti e non esiterà a utilizzarli già da venerdì“.
Tra le misure possibili “l’annullamento di alcuni sussidi” o “nuovi aumenti fiscali“. “Non permetteremo – ha detto il premier croato – che il raggiungimento di un obiettivo strategico da parte del governo e dello Stato venga messo a repentaglio da alcuni con il loro comportamento irresponsabile“. “I commercianti colpevoli degli aumenti hanno tempo fino a venerdì per riportare i prezzi alla data del 31 dicembre“, ha quindi ribadito Plenkovic.
A fare i conti sono alcuni media locali croati, che evidenziano come sia esplosa la bolla dei prezzi col passaggio dalla kuna all’euro. Un esempio? Un caffè che a dicembre costava in media 8 kune, poco più di un euro, ora ne costa 1,20 o addirittura 1,50 euro. Stessa cosa per cappuccini o una ‘spuntata’ ai capelli dal barbiere.
Per Plenkovic l’aumento dei prezzi è un problema innanzitutto politico: soltanto lo scorso Natale il premier aveva rassicurato i croati, sottolineando che l’adozione della moneta unica europea non avrebbe provocato rincari, salvo poi essere smentito dai fatti e dai numeri.
E se da una parte il premier è pressato dai cittadini alle prese con aumenti indiscriminati, dall’altra è sotto accusa da parte dei commercianti. Il presidente dell’Associazione dei negozianti, Martin Evacic, smentisce infatti che ci siano stati aumenti generali. “È deplorevole che ci siano stati singoli abusi. Non dimentichiamoci però che l’inflazione viaggia già al ritmo del 13% e che nel caso dei beni alimentari tocca picchi del 19%”, spiega Evacic.
L’adozione dell’Euro e la corsa all’insù dei prezzi si somma in effetti all’inflazione galoppante anche nel Paese dei Balcani: nel 2022 quest’ultima aveva già provocato un primo importante aumento dei prezzi, in particolare per quanto riguarda i beni alimentari.
