I vip di mezzo mondo sono tornati ad utilizzarla per una nuova funzione che permette di cambiare il proprio volto da uomo a donna, o viceversa. Parliamo di FaceApp, applicazione per smartphone già diventata famosa negli scorsi mesi per la sua funzione di svecchiamento/ringiovanimento del viso.
L’app è tornata quindi virale, con tanti articoli pubblicati dai principali media internazionali. Ma se in Italia da settimane si discute della sicurezza di Immuni e della gestione della privacy degli utenti, su FaceApp la situazione è particolarmente critica.
Problematiche già emerse con la prima ondata di popolarità dell’app sviluppata dalla società russa Wireless Lab, con sede a San Pietroburgo. Una volta scaricata e installata, FaceApp chiede l’autorizzazione per poter accedere alle foto sul proprio smartphone, immagini che verranno quindi modificate con l’applicazione dei vari filtri. Il problema è che l’app russa non spiega chiaramente che fine fanno i dati delle foto, trasferiti su server forniti dai servizi cloud di Amazon (AWS) e di Google.
FaceApp nella sua pagina sulla policy chiede però agli utenti la disponibilità ad accettare una eventuale archiviazione delle foto scattate, un controsenso rispetto alle dichiarazioni del Ceo di Wireless Lab Yaroslav Goncharov sulla cancellazione delle immagini dai server “dopo qualche giorno”. Politica sulla policy che già lo scorso anno aveva evidenziato il mancato rispetto del Gdpr, il regolamento europeo per la tutela dei dati personali.
Va detto che FaceApp non fa cose particolarmente diverse da altre app come Instagram o Facebook, che raccolgono a loro volto una enorme quantità di informazione sulle foto che pubblichiamo quotidianamente: quest’ultime però offrono strumenti più trasparenti sul controllo dei dati e la possibilità di cancellare le proprie informazioni. Polemiche diventate nel tempo da tecnologiche a geopolitiche, come evidenziato dal noto sito americano The Verge: “L’unica differenza con Facebook o Google è che FaceApp è sviluppata in Russia. I suoi pericoli nascosti dipendono quindi dalla percezione americana del Paese”.
