“Dacci 50mila dollari e faremo nascere tuo figlio superdotato”, l’orrendo business sulla genetica degli embrioni

15 Dicembre 2022 Milano, Italia Inaugurazione per l'avvio della nuova Struttura Complessa di Genetica Medica dell'ASST Santi Paolo e Carlo realizzata in collaborazione con l'Università degli Studi di Milano Ermes Beltrami/LaPresse

Che l’ideologia della Silicon Valley fosse incentrata su tecnologia e mercato – con scarso interesse per democrazia e diritti umani – è noto. Ma non ci saremmo aspettati la nascita di un inquietante business sulla genetica degli embrioni. Ci riferiamo a test sul Quoziente di Intelligenza degli embrioni e alla selezione dei “migliori” per l’inseminazione in vitro. L’ idea di “migliorare” le condizioni dei figli non è nuova, ma si tratta di una inedita forma di neo-eugenetica privatizzata. È anche un riflesso di un pensiero tipico della Silicon Valley: tutti i problemi del mondo possono essere risolti con ingegneria e algoritmi. Il Wall Street Journal racconta la nascita di start up di “ottimizzazione genetica” che offrono ai genitori, al costo di 50.000 dollari, la possibilità di far nascere figli superdotati.

Gli effetti collaterali

L’eugenetica selettiva riporta alla memoria le aberranti pratiche mediche dei nazisti e dei giapponesi per la “purezza della razza” che, in questo caso, si concretizza come idolatria dell’”intelligenza superiore”. Ciò che preoccupa è che i grandi progressi scientifici della genetica medica, volti a fare screening di gravi malattie, vengono reindirizzati per un’attività lucrativa di cui ancora non si conoscono bene i risultati, ma che può “produrre” bambini con gravi forme di autismo. Eticamente, il cuore del dibattito è se sia moralmente accettabile intervenire sulla potenzialità genetica di un individuo prima della nascita per migliorare tratti non legati alla salute. E c’è poi un evidente approccio riduzionista, perché l’intelligenza non è solo genetica e ignorare ambiente e educazione induce illusioni deterministiche. C’è, infine, la probabilità di effetti collaterali: selezionare un “tratto” genetico può involontariamente aumentarne altri indesiderati.

Se lo screening precoce degli embrioni è già un aspetto di cui si discute sul piano bioetico e religioso, la prospettiva di creare una “casta “ di persone superdotate contrasta con i principi della convivenza umana. Non è solo una questione di macroscopica diseguaglianza sociale, ma di riduzione della grande ricchezza della persona umana (intelligenza emotiva, creatività e sfera affettiva) ad una sola dimensione. Si rischia inoltre di creare una élite con capacità superiori dagli esiti imprevedibili con la scusa di “aumentare l’intelligenza per salvare l’umanità dall’IA”: alibi davvero privo di senso.

Non solo nella Silicon Valley

A parte la violazione delle pari opportunità, presenti in tutte le costituzioni, è il modello culturale ed educativo a essere inaccettabile. I genitori sperano che i loro figli abbiano una vita libera e felice e non un futuro dominato da prestazioni di supereroi. Questa visione culturale, ancorata alle prestazioni, peraltro non si manifesta solo nella Silicon Valley, ma anche in molte società asiatiche dove il successo professionale domina la sfera della reputazione. Pochissimi conoscono il nuovo business della eugenetica fondato sul quoziente di Intelligenza. Forse siamo ancora in tempo per bloccare un fenomeno che contrasta con i fondamenti della dignità umana. È dunque il momento di lanciare l’allarme in tutto il mondo. Se non ora quando?