Sarebbe scorretto dire che la società italiana, dagli eccidi del 7 ottobre in poi, è stata investita da un’onda di neo-antisemitismo. Duplicemente scorretto. In primo luogo perché quell’onda è stata prodotta, non subita, dalla società italiana. E in secondo luogo perché non si tratta di “neo” antisemitismo. Non è nuovo, è il solito, quello di sempre: tutt’al più – e nemmeno sempre – aggiornato per verecondia in rubrica “antisionista”.
Il segno antico dell’antisemitismo di cui è pregna la società italiana è riconoscibile per la presenza dell’immancabile requisito identitario: la menzogna. E la menzogna è il genocidio, la menzogna è la pulizia etnica, la menzogna è la carestia indotta: menzogne che hanno preso il posto del deicidio, il posto del progetto per il dominio del mondo, il posto dell’accusa del sangue, insomma il posto della menzogna di turno nella compilazione dell’inesausto romanzo antisemita.
Questo carburante menzognero dell’antisemitismo è stato distribuito dappertutto. I cittadini italiani dai cinque anni in su hanno potuto approvvigionarsene ovunque: nelle scuole (“di ogni ordine e grado”, letteralmente), nelle università, negli uffici pubblici, nelle chiese, nei convegni, nei ristoranti, nel lavoro e nelle pause di lavoro, al cinema, a teatro, ascoltando la radio, guardando la televisione. E nell’immensa fogna dei social.
La distribuzione di quelle menzogne sul presunto genocidio, sulla pretesa carestia indotta, sulla assunta pulizia etnica è avvenuta e continua ad avvenire da parte di avvelenatori d’ogni rango e specie: giornali, partiti politici, parlamentari, ministri, conduttori televisivi, sindacalisti, magistrati di tribunali penali, civili e amministrativi, associazioni di categoria, avvocati, attori. Un enorme consorzio civile, sociale, politico e culturale che ha diffuso e accreditato quelle menzogne facendo montare a livelli mai registrati prima – dalla Shoah a questa parte – il pregiudizio antisemita e la violenza contro gli ebrei.
L’accusa di genocidio – rivoltante in sé per il tratto antisemita che la contrassegna – svolge tecnicamente ed esattamente il ruolo svolto dalle menzogne in forza delle quali milioni di ebrei, in due millenni, sono stati perseguitati e sterminati sino alla soluzione finale. Un esito che non ci sarebbe stato, appunto, se non fosse stato preparato e accompagnato dall’apparato di bugie che ne favoriva – giustificandola – l’attuazione.
È del tutto vano indagare sulle ragioni per cui una società come la nostra (succede anche altrove, ma stiamo parlando di noi) diventa periodicamente preda del proprio pregiudizio e vi si lascia andare in questo modo. È vano perché non c’è proprio nulla da indagare: il meccanismo è noto, sperimentato, sempre identico a sé stesso salvo che per il pretesto menzognero che lo fa scattare. Sarà scritta chissà quando la storia del ritrovato antisemitismo italiano. Ci sono voluti 1.900 anni perché il deicidio assumesse la collocazione giusta, quella della menzogna. E non è bastato il Concilio Vaticano II a impedire che nel 2025 comparissero vignette che la ripropongono. Succederà anche con le menzogne attuali, ma nel frattempo un altro capitolo della guerra contro gli ebrei sarà stato scritto e avrà portato altra violenza, altra tragedia, altra ingiustizia.
