I data center sono il cuore dell’infrastruttura digitale che sostiene i servizi cloud e le applicazioni quotidiane. In passato, erano concentrati in pochi grandi hub internazionali, gestiti dagli hyperscaler. Negli ultimi anni, però, questi hanno iniziato a localizzare anche in Italia, mentre i provider italiani hanno sviluppato infrastrutture sul territorio nazionale, rafforzando l’autonomia tecnologica del Paese.

I principali data center italiani si trovano tra Milano, Torino e Roma, ma è in corso una crescente distribuzione regionale, grazie agli investimenti degli operatori italiani e internazionali e alle nuove esigenze locali. Questo modello garantisce bassa latenza e alte prestazioni, insieme a resilienza e controllo sui dati: requisiti fondamentali per abilitare servizi come industria 4.0, veicoli connessi, sanità digitale, Internet delle cose e cloud gaming. Anche le Content Delivery Network (CDN), che distribuiscono i contenuti più richiesti vicino agli utenti, traggono vantaggio da questa infrastruttura distribuita.

Disporre di data center distribuiti sul territorio rafforza la sovranità digitale: il trattamento locale dei dati favorisce la conformità normativa, riduce la dipendenza da infrastrutture extraeuropee e migliora il controllo su dati pubblici e privati. Un aspetto cruciale, ma meno evidente, riguarda l’evoluzione della rete Internet nazionale. Oggi il traffico è fortemente centralizzato sugli Internet Exchange Point (IXP) di Milano, Roma e Torino: anche i servizi locali spesso transitano da questi hub, con impatti su efficienza e latenza. Realizzare una rete più distribuita significa costruire IXP regionali e collegare direttamente data center e operatori, per migliorare l’accesso ai servizi digitali.

Gli operatori di rete hanno un ruolo chiave nella transizione verso un’infrastruttura digitale distribuita. I loro PoP (punti di presenza), oggi impiegati per instradare il traffico, possono diventare nodi integrati con i data center regionali, abilitando servizi anche fuori dai grandi poli. In prospettiva, potranno inoltre contribuire allo sviluppo dell’edge cloud, portando capacità computazionale vicino agli utenti finali.

Il modello emergente è una rete territoriale di data center interconnessi, con migliori prestazioni e maggiore controllo. Perché si affermi, servono investimenti e una visione condivisa, ancora troppo spesso assenti. Le politiche pubbliche dovrebbero puntare non solo sui data center, ma su un ecosistema aperto e interconnesso. Oltre alle infrastrutture, vanno promossi meccanismi abilitanti che rendano questo ecosistema realmente fruibile e capace di generare valore: API aperte, IXP distribuiti, partenariati locali per l’edge computing.

Stefano Salsano

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