L'accordo
Dazi al 15%, l’Europa si arrende a Trump: farmaci e agroalimentare i settori più colpiti
Accordo chiuso al 15%. Il compromesso sancito dalla stretta di mano Trump-von der Leyen di ieri, blocca un’escalation di dazi che avrebbe colpito duramente le esportazioni europee, soprattutto verso quello che resta il principale partner commerciale del continente. Un nuovo equilibrio che mette l’UE sullo stesso piano del Giappone, che aveva recentemente chiuso l’accordo con il medesimo risultato. Per le imprese europee, e in particolare per quelle italiane, l’impatto della nuova tariffa non sarà trascurabile. Assorbirà quelli esistenti e sostituirà tutte le tariffe precedenti al ritorno di Trump alla Casa Bianca, che in media si aggiravano attorno all’1,8%. Settori fondamentali del made in Italy, come la meccanica, l’agroalimentare e la moda, rientreranno nella nuova aliquota, che include anche l’automotive. Proprio qui, il vantaggio è concreto: le auto e le loro componenti, che finora erano soggette a un’imposta del 27,5%, vedranno la tariffa dimezzarsi. Non si può dire lo stesso per acciaio e alluminio, che continueranno a essere gravati da dazi del 50%.
I vari settori
All’interno dell’intesa sono previsti anche alcuni regimi di esenzione, che riguardano settori altamente strategici. Non saranno soggetti a dazi, né in Europa né negli Stati Uniti, gli aerei e le loro componenti, i macchinari per la produzione di microprocessori, alcuni prodotti chimici e agricoli, le materie prime critiche e i farmaci generici. Anche se queste esclusioni sono numericamente limitate, hanno un valore economico e geopolitico significativo, perché toccano aree dove le due sponde dell’Atlantico puntano a rafforzare la cooperazione industriale e a ridurre la dipendenza dalla Cina.
Le incertezze
Restano invece ancora oggetto di discussione alcuni prodotti ad alto valore aggiunto, come i superalcolici, che potrebbero essere inclusi in un secondo momento, anche se per ora non è previsto nulla per il vino. Più incerta è la questione che riguarda la farmaceutica, settore particolarmente rilevante per l’Italia. Bruxelles ha assicurato che le tariffe non supereranno la soglia del 15%, ma le dichiarazioni del presidente americano sono state più ambigue: Trump ha infatti affermato che i farmaci non rientrano nell’accordo, lasciando aperta la possibilità di un irrigidimento delle condizioni nei prossimi mesi.
Gli impegni dell’Unione
In cambio delle concessioni ottenute, l’Unione Europea ha assunto una serie di impegni rilevanti. Non solo eliminerà le residue tariffe sulle merci statunitensi, ma si è anche impegnata ad aumentare in modo consistente gli acquisti di beni strategici americani, in particolare nel settore energetico e della difesa. Anche sul fronte energetico le cifre sono imponenti: si parla di 750 miliardi di dollari in tre anni per l’acquisto di gas e petrolio americani, una media di 250 miliardi l’anno. Una cifra impressionante se confrontata con i soli 84 miliardi di import registrati nel 2024. Quasi tutta questa somma sarà destinata al gas naturale liquefatto, che dovrebbe consentire all’Europa di liberarsi definitivamente dal metano russo, nonostante i costi più elevati rispetto al gas trasportato via pipeline.
L’impatto italiano
Sul piano macroeconomico, le conseguenze dell’accordo non saranno trascurabili. Secondo alcune stime, la crescita dell’economia europea potrebbe ridursi di due decimi di punto, con impatti ancora più marcati nei Paesi più esposti come Italia e Germania, dove il rallentamento stimato è di tre decimi. E se le cifre sono già rilevanti, lo sono ancora di più le promesse politiche. Trump ha parlato pubblicamente di investimenti europei negli Stati Uniti per 600 miliardi di dollari, una cifra che supera di cento miliardi quella annunciata dal Giappone e che già appariva difficilmente realizzabile. Infine, uno studio del think tank Bruegel ha analizzato la vulnerabilità dei Paesi membri dell’Unione rispetto a questi nuovi dazi. L’Irlanda risulta essere la più esposta, seguita da Italia, Germania e Francia. La misura dell’impatto è legata in particolare alla percentuale di posti di lavoro connessi all’export verso gli Stati Uniti, confermando che l’accordo, pur necessario, avrà conseguenze tangibili su diversi settori dell’economia europea.
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