Mentre “l’epocale” riforma della giustizia di stampo “liberale” e “garantista”, come non perde occasione di sottolineare il suo primo ispiratore, il Guardasigilli Carlo Nordio, è impantanata da mesi in Parlamento, quella in materia di sicurezza pubblica, caldeggiata invece dal sempre più potente ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, procede come un Frecciarossa. Il governo ha infatti varato ieri un ddl che prevede un generale inasprimento delle pene, ampliando le ipotesi per le quali è prevista la carcerazione preventiva, per una serie di condotte che attengono la violazione dell’ordine e della sicurezza pubblica.
Il testo, come per i decreti Rave, Cutro e Caivano, anche se incide su alcuni articoli del codice penale introducendo nuove fattispecie tipo la “rivolta in istituto penitenziario”, è il frutto del lavoro degli uffici del Viminale che hanno in questo modo voluto dare un segnale forte ad alcune criticità che erano state segnalate dalle Forze di polizia durante il primo anno di governo Meloni.
Legge e ordine. I nuovi reati
La risposta è stata quella che può essere ben sintetizzata nello slogan “legge e ordine” e quindi incentrata quasi esclusivamente sulla repressione. “Aumentare le pene ed il carcere è l’unica cosa che il governo sta facendo con costanza da quando è iniziata la legislatura”, è stato il laconico commento del senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto, componente della Commissione giustizia di Palazzo Madama. Evidente, allora, il “cortocircuito” all’interno del governo, dove si è scelto di aumentare il catalogo dei reati e quindi di delegare la soluzione di problemi legati alla convivenza civile all’autorità giudiziaria. Tanti i temi toccati: dalle truffe agli anziani, all’occupazione degli edifici, all’imbrattamento e danneggiamento di caserme e comandi di polizia.
La nuova ipotesi di truffa aggravata
Per le truffe agli anziani, ad esempio, dall’esame dei dati relativi alle vittime con età pari o superiore a 65 anni forniti dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale emerge che, negli ultimi anni, i soggetti passivi di tali condotte hanno subito un decisivo incremento, passando dai 21.480 del 2020, ai 24.338 del 2021, ai 26.630 del 2022. Nell’anno in corso, alla data del 31 agosto 2023, gli anziani vittime di tali comportamenti ammontavano a 21.924, con una variazione percentuale in aumento del 28,9 percento rispetto al dato relativo al medesimo periodo del 2022, quando gli anziani truffati erano stati 17.008. La nuova disposizione prevede una specifica ipotesi di truffa aggravata sanzionata più gravemente, ovvero l’aver commesso il fatto in presenza approfittando di circostanze di tempo, di luogo o di persona, anche in riferimento all’età, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa. La pena è da 2 a 6 anni, oltre ad una multa da euro 700 a euro 3.000, consentendo così l’applicazione della misura cautelare in carcere e prevedendo l’arresto obbligatorio in flagranza.
L’occupazione di immobile
Riguardo “l’occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui”, oggetto di sanzione sarà chiunque, mediante violenza o minaccia, occupa o detiene senza titolo un immobile destinato a domicilio altrui ovvero impedisce il rientro nel medesimo immobile del proprietario o di colui che lo detiene legittimamente. La pena è della reclusione da 2 a 7 anni. Alla stessa pena soggiace chiunque si appropria di un immobile altrui, con artifizi o raggiri, ovvero cede ad altri l’immobile occupato. Non è punibile l’occupante che collabori all’accertamento dei fatti e ottemperi volontariamente all’ordine di rilascio dell’immobile. Molte, poi, le disposizioni finalizzare a rafforzare la tutela dell’attività espletata dagli ufficiali o agenti di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria, al fine di garantire, di conseguenza, un più efficace dispiegamento dei servizi di ordine e sicurezza pubblica. Per loro sarà liberalizzato anche il porto d’armi, permettendo così l’acquisto di qualsiasi tipo di arma corta.
La rivolta in istituto penitenziario
Per arginare, infine, eventuali sommosse nelle carceri, è stato introdotto nel codice penale l’articolo 415-bis: rivolta in istituto penitenziario. “Chiunque, all’interno di un istituto penitenziario, mediante atti di violenza o minaccia, tentativi di evasione, di resistenza anche passiva all’esecuzione degli ordini impartiti, commessi/posti in essere in tre o più persone riunite, promuove, organizza, dirige una rivolta è punito con la reclusione da 2 ad 8 anni. Per il solo fatto di partecipare alla rivolta, la pena è della reclusione da 1 a 5 anni. Se il fatto è commesso con l’uso di armi la pena è della reclusione da 3 a 10 anni. Se nella rivolta taluno rimane ucciso o riporta lesione personale, la pena è della reclusione da 10 a 20 anni”.
Il rinnovato panpenalismo
Soddisfazione per la “stretta” è stata espressa ieri da parte di tutti i sindacati di polizia. Un rinnovato “panpenalismo” spinto che però non potrà non sollevare interrogativi su quelle che potranno essere le prossime tappe del percorso riformatore immaginato da Nordio e che doveva essere incentrato su una radicale depenalizzazione.
