Chissà cosa penserebbero Paolo Borsellino e Giovanni Falcone vedendosi raffigurati sui volantini elettorali di Luigi de Magistris. Chissà cosa penserebbero della loro storia, delle loro gesta eroiche, del loro nome, strumentalizzato e utilizzato per fare un po’ di campagna elettorale in vista delle prossime elezioni politiche. Falcone e Borsellino sono patrimonio della nazione e su questo non vi è alcun dubbio. Sono morti in nome della lotta alla mafia e di una nazione più giusta, libera dalla morsa della malavita organizzata. Sono morti perché credevano in un’idea, non in un’ideologia. Quella appartiene alla politica dei nostri giorni che forse dovrebbe lasciare in pace i morti e la loro storia.
Non la pensa così Luigi de Magistris, ex sindaco di Napoli, candidato alle elezioni politiche 2022 che sui social sta facendo girare un manifesto con la foto dei due giudici, il simbolo del suo partito Unione Popolare e la scritta: la lotta alla mafia è una nostra priorità. Sullo sfondo dietro i volti dei giudici si intravedono le foto dei due attentati che li uccisero. La strage di Via D’Amelio e quella di Capaci richiamano a quei giorni che sconvolsero l’Italia. Le foto dei due giudici, invece, strumentalizzano una lotta seria, vera. Sembra un tentativo maldestro di solleticare quel sentimento populista che spesso si risveglia negli elettori quando si avvicina il giorno di scegliere. Ma che c’entra Luigi de Magistris con Falcone e Borsellino? Voi direte, beh è stato un Pm che si è battuto per la mafia. Senz’altro, ma che c’entra la sua vita con quella di Falcone e Borsellino? E soprattutto perché utilizzare le loro foto per un fine ben preciso (e poco nobile): la campagna elettorale. In politica tutto è concesso, è vero, ma forse speculare su Falcone e Borsellino è un po’ troppo. E così la pensavano anche i figli del giudice morto nell’attentato di Via D’Amelio quando nel 2019 tramite il loro avvocato diffidarono i partiti, tutti, dall’utilizzare impropriamente la foto del padre.
«Proviamo un senso di fastidio insopprimibile. Non utilizziamo noi così liberamente l’immagine di nostro padre. Perché dovrebbero farlo altri? Vale per tutti i partiti, sia chiaro. Li diffidiamo dall’utilizzare in campagna elettorale ancora l’immagine del giudice Paolo Borsellino. O saremo costretti a passare alle vie legali». All’epoca dei fatti, a scatenare la reazione dei figli del giudice fu un volantino che circolava con l’intento di annunciare un evento contro le mafie organizzato da Fratelli d’Italia. E dissero ancora: “La nostra famiglia non ha mai voluto associare la figura del giudice Borsellino ad alcuna fazione politica, tanto meno all’interno di una competizione elettorale”. Ora sia chiaro de Magistris non ha annunciato nessun evento ma cambia poco: ha utilizzato la foto del giudice per pura propaganda elettorale. Poteva metterci la sua di faccia e gridare ugualmente la sua personale lotta alle mafie. E non rivendicare quella di altri. Senza voler entrare nel merito della carriera politica di Dema costellata da disastri e figuracce, la domanda sorge spontanea: è corretto strumentalizzare i due giudici-eroi? Alla domanda risponde Catello Maresca, magistrato impegnato in prima linea nella lotta alla camorra e che ora siede tra le fila dell’opposizione in Consiglio Comunale.
“Condivido totalmente la posizione dei figli di Paolo Borsellino e trovo del tutto fuori luogo questo tipo di utilizzo dell’immagine di uomini coraggiosi che hanno dato la vita per la lotta contro le mafie nel nostro Paese – ha spiegato Maresca – Purtroppo, da anni, però, assistiamo ad una strumentalizzazione della lotta alla mafia, da parte di chi non sa neanche di cosa si parli. Solo quelli che davvero l’hanno fatta e continuano a farla quotidianamente sanno davvero cosa significa e non lo vanno a sbandierare ai quattro venti. L’antimafia è una cosa maledettamente seria e dispiace vedere che venga strumentalizzata per biechi fini elettorali – conclude – Speriamo invece che il nuovo governo possa davvero farne un punto principale dell’agenda politica ed un momento qualificante della sua azione rivolta al ripristino della legalità nel nostro Paese”. Noi speriamo, invece, che l’ex sindaco con la bandana arancione che ha scassato la città parli di programmi elettorali, di quali riforme ha intenzione di portare in Parlamento qualora dovesse racimolare voti. Parliamo di politica e lasciamo riposare in pace chi è morto per la lotta alla mafia.
