Il giorno dopo la pubblica sconfessione del ddl Delrio da parte del Pd, lo shock è ancora più grande. Resta sul tavolo un tema intestino, viscerale, indicibile: la sinistra continua a omaggiare gli ebrei morti ottant’anni fa per mano nazifascista, ma non si cura minimamente di quelli che muoiono – o rischiano di morire – oggi per mano del fondamentalismo. Nemmeno quando si tratta di ebrei italiani o europei. È come se la memoria funzionasse solo con il bianco e nero dell’archivio storico, mentre il colore del presente fosse troppo disturbante per essere guardato.
Eppure Graziano Delrio, autore del testo incriminato, è stato di una chiarezza cristallina. «L’unica cosa che sottolineo – dichiara Delrio al Riformista – è che quanto a critiche verso Israele non c’è nessun pericolo di repressione, delle voci critiche contro Israele e il suo governo che mi pare si siano levate numerose e abbondanti in questi anni. Qualcuno dice che questi Ddl ammazzano il dissenso, ma non è affatto così perché questa definizione è già in atto adesso, è stata recepita dal governo Conte II e quindi non si capisce perché oggi sarebbe pericoloso e inaccettabile ciò che Pd e M5S hanno votato nel Conte II». Già, perché oggi? Perché proprio ora che l’antisemitismo torna a mordere, con un +400% di episodi antisemiti nell’ultimo anno, i dem decidono di creare un caso sulla definizione internazionale IHRA che lei stessa ha approvato nel 2020? Misteri della psicoanalisi collettiva.
A rilevarlo è l’ex deputato dem Emanuele Fiano, oggi alla guida di Sinistra per Israele, che parla con la nettezza di chi non ha tempo per le ambiguità. «Da ieri assistiamo a prese di posizione contrarie e dissociazioni, a sinistra, sul disegno di legge Delrio contro l’antisemitismo. Per noi è qualcosa di inaccettabile che la sinistra si divida sulla lotta all’antisemitismo, proprio nel momento della sua più alta esplosione degli ultimi decenni, +400% nell’ultimo anno, e utilizzando argomenti che ci auguriamo denuncino solo ignoranza del contenuto della proposta». E ancora: «Chi ha reagito così duramente afferma che il Ddl voglia penalizzare le critiche al governo di Israele equiparandole all’antisemitismo, ma il testo non dice affatto questo. Infatti Delrio cita la definizione operativa IHRA adottata anche dall’Italia attraverso un atto del governo Conte II».
Tutti oggi si chiedono la stessa cosa: perché gli esponenti della sinistra e del Pd si dissociano da una definizione da loro approvata pochi anni fa ? Perché qualcosa si è rotto, in fondo. Perché quel tabù morale che per decenni impediva di giocherellare con l’antisemitismo – minimizzandolo, relativizzandolo, subordinandolo alle opinioni su Netanyahu – è evaporato. E chi la sinistra la conosce dall’interno lo dice con un certo stupore. Sottovoce, ma lo dice: la reazione è stata trasformata in una resa dei conti interna, quando avrebbe dovuto essere un lavoro parlamentare serio, tecnico, costruito nelle commissioni. Quel Pd che per anni ha commemorato il ricordo della Shoah ora si dissocia – incredibile ma vero – da chi difende gli ebrei vivi.
Dal resto del mondo arrivano moniti severi: persino la CEI ieri ha parlato dell’aumento esponenziale dell’antisemitismo. Ma dire che esiste un’emergenza antisemitismo, oggi, sembra diventato sconveniente. Come nota Sinistra per Israele–Due Popoli Due Stati: «Confondere la critica radicale, anche la più dura, al Governo di Israele con il carattere democratico di uno Stato che garantisce libere elezioni, istituzioni legittime, una società civile plurale e capace di aspre contestazioni del potere anche in stato di guerra, è un grave errore». Un errore concettuale, ma anche morale. Perché smarrisce il punto: gli ebrei non sono l’estensione corporea del governo israeliano. Non si punisce un turco per Erdogan, né un venezuelano per Maduro. E soprattutto non si dovrebbe punire un ebreo romano per Netanyahu. Eppure – questa è l’amara sintesi di chi osserva da vicino – nel discorso pubblico sta tornando il veleno del «voi ebrei». Che è la morte civile, il fantasma più antico d’Europa.
Così il Pd, nato per essere il partito della responsabilità istituzionale, oggi inciampa sulla definizione più elementare dell’odio antiebraico. E si divide non su un tecnicismo parlamentare, ma su un discrimine morale che aveva retto per ottant’anni. Il 27 gennaio, Giorno della memoria, è dietro l’angolo. Sarebbe bello arrivarci con una definizione chiara di chi e cosa è antisemita.
