Dimissioni Sala, Lupi: “La spallata alla giunta la danno il voto dei milanesi, non un’inchiesta. Avvisi di garanzia a mezzo stampa sono un reato ma nessuno fa niente”

MAURIZIO LUPI POLITICO

Era una domenica mattina dello scorso novembre. A Milano Noi Moderati, il partito guidato da Maurizio Lupi, annunciava il ritorno tra le fila del centrodestra di Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Giusy Versace. A dare all’evento dimensioni politiche inaspettate ci pensò il Presidente del Senato Ignazio La Russa che a sorpresa dichiarò che il segretario, Maurizio Lupi, sarebbe stato un perfetto candidato sindaco di Milano. Un appoggio potente che scatenò il toto-dopo-Sala.

Oggi basterebbe una spallata vigorosa per spianarle la strada, invece il centrodestra si divide sul garantismo… Eppure l’endorsement le arrivò proprio da La Russa.
«La “spallata” a una giunta la danno i cittadini con il loro voto. Questa inchiesta non spiana la strada a nessuno. Come ha detto la presidente Meloni non c’è nessun automatismo tra un’indagine e le dimissioni. Ho abbastanza esperienza per sapere che una cosa sono i titoli dei giornali e un’altra eventuali responsabilità penali accertate. Quello che mi preoccupa sono le conseguenze di campagne mediatiche pre-processuali che rischiano di far buttare via il bambino con l’acqua sporca, e che sia sporca non lo sappiamo ancora. Il bambino è il modello di collaborazione tra pubblico e privato che ha risollevato Milano dalla crisi degli anni Novanta. Il populismo è sempre dietro l’angolo».

Questa inchiesta tocca una materia: la rigenerazione urbana metropolitana. Che la visione complessiva vada corretta ci sta, ma dall’opposizione parlate di un concetto tutto sbagliato….
«La politica è l’arte – se così posso dire – di considerare e tenere insieme tutti i fattori che concorrono alla vita di una comunità. Lo sviluppo o è globale o non è, o coinvolge tutti i quartieri – giustamente l’arcivescovo Delpini dice di non amare il termine periferie perché ghettizza e discrimina un quartiere dall’altro – o non è bene comune, è benessere solo di alcuni. Un grande milanese, Gio Ponti, non sopportava che si parlasse di “quartieri popolari”, tutti i quartieri sono un centro, in cui c’è un mix abitativo, servizi, mobilità garantita, non mobilità dolce, mobilità. Non c’è niente di più deleterio che ammantare di ideologia, green o rossa o nera che sia, piani e progetti che dovrebbero avere come unico scopo rispondere alle esigenze delle persone».

C’è lo spettro del ritorno delle procure che vogliano fare le regole. L’ha detto pure Crosetto… Un tema che va affronta anche per il futuro…
«Le procure occupano spazi che la politica lascia liberi. Io vorrei occuparmi di politica, faccio il legislatore su mandato popolare e mi occupo quindi anche di norme sulla giustizia: ho votato convintamente per la separazione delle carriere tra pm e giudici».

Nelle carte dell’inchiesta ci sono passaggi che disegnano una trama diabolica, il sindaco è venuto a conoscenza della sua iscrizione nel registro degli indagati dalla stampa… Uno stile già visto che ha riguardato, tutti, Berlusconi per primo. E’ la politica che è debole e non riesce ad affermare il suo ruolo o cos’altro?
«Che la politica debba riprendere coscienza del suo ruolo e della sua vera responsabilità è cosa che le ho già detto. Sugli avvisi di garanzia a mezzo stampa io dico che i primi a dover intervenire non dovrebbero essere i politici, perché le loro proteste potrebbero sembrare interessate, ma i magistrati stessi. È una evidente violazione del segreto istruttorio alla quale purtroppo ci siamo tristemente abituati, ma è un reato, e la logica dice che andrebbe perseguito. Lei quanti fascicoli aperti per fuga di notizie dalle procure conosce?».

Torniamo a Milano. Che chi la guida – a destra o a sinistra – debba venire dall’area moderata e riformista è chiaro. in questo senso voi e Forza Italia dovreste avere la stessa visione, invece il coordinatore regionale azzurro Sorte insiste col profilo civico, come unica scelta possibile…
«Detto con simpatia, mi sembra pre-tattica e anche un po’ un esercizio di nominalismo. Berlusconi era un civico? Chi si candida alla guida di una città è una persona che decide di avere un ruolo politico, non è più solo un cittadino. È un politico. Distinzioni simili secondo me non fanno che aumentare nelle persone la percezione della debolezza della politica, e dei politici, quasi che ci si vergognasse a esserlo».

Lo scenario: Sala resta dov’è, difende la sua visione di città, affronta critiche e inchieste. Una cosa che dovrebbe fare subito per evitare che i prossimi due anni siano un percorso a ostacoli?
«Essere coerente con ciò che ha chiesto al Parlamento, riconoscere l’utilità e la necessità di quella legge che – non del tutto propriamente – si chiama Salva Milano».