Le donne possono recarsi alle urne e votare. Sono passati settantotto anni da quella decisione, era il 30 gennaio 1945 quando i politici italiani e ovviamente tutti di sesso maschile si riunirono per discutere id questa annosa questione. Il giorno dopo il Consiglio dei Ministri allora presieduto da Ivanoe Bonomi emanò un decreto che riconosceva il diritto di voto alle donne. Potevano esprimere la loro preferenza politica le donne sopra i 21 anni, tranne le prostitute. Parliamo ancora di un diritto al voto attivo, cioè le donne potevano votare gli uomini ma non potevano candidarsi. La politica rimaneva ancora un’attività da svolgersi solo in giacca, cravatta e pantaloni da uomo. Bisognerà aspettare un anno perché le donne ricevano il permesso di fare politica, permesso scritto nero su bianco dal decreto legge luogotenenziale del 10 marzo 1946 che dava la possibilità alle donne, che al giorno delle elezioni avessero compiuto 25 anni di candidarsi alle elezioni, di essere votate e, potenzialmente, elette.
Fu un enorme traguardo per milioni di donne. Marzo, aprile, ottobre e novembre del 1946 sono i mesi che hanno segnato l’epoca del suffragio universale: c’è un prima e un dopo questo periodo. A Massa Fermana, non lontano dalla città di Fermo, ottenne questa carica Ada Natali. Mentre a San Sosti, presso Cosenza, fu eletta Caterina Pisani Palumbo Tufarelli. Emblematico nel raggiungimento dell’emancipazione femminile furono le donne che combatterono per le donne: le suffragette. Appartenevano a un movimento inglese sorto nel 1865 che aveva l’obiettivo di coordinare la lotta per ottenere questo fondamentale diritto politico.
Ma l’Italia quanto ci mise a concedere il diritto al voto alle donne? Molto. Fu uno dei paesi occidentali che impiegò più tempo per entrare nell’ottiche che sì anche le donne possono e devono dire la loro. In Nuova Zelanda, infatti, le donne potevano votare sin dal 1893, in Finlandia dal 1906 e in Norvegia dal 1907. La situazione italiana era paragonabile invece al contesto francese: in Francia le donne acquisirono tale diritto solo un anno prima rispetto all’Italia. Eppure, in Italia le donne da tempo avevano iniziato ad alzare la voce. La prima petizione per chiedere di poter votare, infatti, risale al 1877, quando Anna Maria Mozzoni scrisse la Petizione per il voto politico alle donne. L’argomento era semplice: siamo cittadine italiane? E allora dobbiamo votare e scegliere i politici che ci rappresentano. E il 30 gennaio di settantotto anni fa questo accadde: le donne potevano votare. E fu un giorno bellissimo.
