Santo Stefano, scalo di Capodichino semi-vuoto, cinque voli per l’intera giornata. Dopo aver trascorso un dicembre sereno a Napoli con la famiglia, una passeggera è pronta a tornare al lavoro in Belgio, dove vive. Documenti alla mano in lingua olandese – insieme al francese è la lingua ufficiale del Belgio – la passeggera arriva al banco del check-in di una nota compagnia low cost. Qui però scopre ben presto che nessuno parla l’olandese e comprende quei documenti. Non solo: a tutti i passeggeri viene chiesto di esibire la propria residenza o, in alternativa, Covid test negativo svolto entro 48 ore. Il fatto è che i due giorni precedenti al volo siano due giorni festivi, Natale e la vigilia, e la richiesta del banco di accettazione bagagli è pressoché impossibile da assolvere. Si comincia a diffondere il panico tra i passeggeri.
Così, mentre chi ha svolto il check-in online si avvia veloce all’imbarco senza passare dall’accettazione, i passeggeri costretti a imbarcare i propri bagagli al banco vengono sottoposti a una procedura di controllo degna delle polizie di frontiera da parte del personale della compagnia aerea, che d’altro canto ha emesso e incassato regolarmente il prezzo del biglietto fino a un istante prima del volo senza troppe domande.
Passa il tempo al banco del check-in, in cui almeno due famiglie con minori dirette in Francia passando dal Belgio, altri passeggeri con test negativo svolto prima delle 48 ore e la passeggera con i suoi documenti di lavoro e locazione in olandese vengono fatti aspettare insieme, in una manciata di metri quadrati, tra la preoccupazione crescente e lo spregio delle norme anti-assembramento contro il Covid.
Dopo quasi due ore, e col volo ormai in partenza, vengono tutti ammessi all’imbarco. L’unica ad essere respinta è la passeggera che deve prendere servizio al lavoro. Il motivo? I documenti di lavoro e affitto sono in lingua olandese. Impossibile comprenderli. Pronta ormai a restare a terra e a rivolgersi a un legale, la poverina chiede almeno un certificato di diniego all’imbarco ma viene allontanata dal responsabile che, rifiutando di qualificarsi, lascia alla passeggera soltanto il suo nome di battesimo e poi si dilegua. Il lieto fine si materializza grazie all’intervento della Polizia di frontiera, quella vera. Dopo aver controllato i documenti di viaggio della passeggera e aver richiamato a una verifica più attenta il personale napoletano della compagnia aerea low cost, gli agenti scortano la malcapitata fino al Boeing 737, ormai prossimo al decollo. Un last minute che, insieme alla padronanza della lingua olandese del personale della low cost, la passeggera non dimenticherà tanto facilmente.
