Una nuova notte di tensioni. La più difficile, per la Polonia, dall’inizio della guerra in Ucraina. La contraerea di Varsavia, insieme ai Paesi alleati della Nato, tra cui un aereo da ricognizione italiano, ha dovuto respingere una pesante incursione di droni russi. E se il bilancio finale non ha visto né morti né feriti sul suolo polacco, le conseguenze diplomatiche sono state decisamente più gravi.
Un momento senza precedenti
La Polonia, così come la stessa Nato, ha preferito da subito abbassare i toni. Il premier Donald Tusk ha messo in chiaro che non vi era motivo “di affermare che siamo in stato di guerra”, anche se ha premesso che la situazione “ci avvicina più che mai a un conflitto aperto dalla Seconda guerra mondiale”. Il presidente, Karol Nawrocki, ha sottolineato che si è trattato di “un momento senza precedenti nella storia della Nato, ma anche nella storia moderna della Polonia”. Da parte dell’Alleanza atlantica, si è preferito evitare di parlare di un gesto intenzionale da parte di Mosca, pur ribadendo l’enorme pericolosità e la sconsideratezza di questa mossa. Una strada seguita anche dalla stessa Russia, che, dopo il “no comment” del Cremlino, ha fatto parlare il suo ministero della Difesa. “Non c’erano piani per colpire obiettivi sul territorio polacco”, ha affermato il dicastero, dicendosi pronto a discutere con Varsavia “su questo argomento”. Mentre il ministero degli Esteri russo ha accusato la Polonia di inventare dei veri e propri “miti”, di non avere prove per dire che quei droni fossero effettivamente dell’arsenale di Mosca.
Evitare possibile escalation
La tensione è alta. Anche se tutte le parti hanno deciso di cercare di contenere i toni e di evitare possibili escalation. La Polonia ha anche escluso di considerare il sorvolo dei droni come un attacco, senza invocare l’articolo 5 della Nato ma limitandosi al solo articolo 4, quello delle consultazioni tra alleati. La stessa Bielorussia, ormai un protettorato del Cremlino, è intervenuta dicendo di avere avvertito Varsavia e Vilnius del possibile arrivo di “velivoli sconosciuti” che, secondo il capo di stato maggiore Pavel Muraveiko, avevano cambiato rotta per le azioni di guerra elettronica tra Russia e Ucraina. Tesi, quella del malfunzionamento, che però non ha convinto il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski, che dubita che 19 violazioni dello spazio aereo siano tutte dovute a un problema tecnico. Mentre toni più netti sono stati usati dall’Unione europea, con l’Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza, Kaja Kallas, che all’inizio aveva detto che i primi indizi provavano che l’incursione dei droni “è stata intenzionale, non accidentale”. Mentre la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha parlato di una “violazione spietata” dello spazio aereo polacco e invocato una “alleanza dei droni” con Kyiv.
La condanna di Zelensky
Dalla capitale ucraina, a parlare e condannare la mossa russa è stato ovviamente il presidente Volodymyr Zelensky, contattato da Tusk, che ha a sua volta chiamato il presidente francese Emmanuel Macron, il segretario generale della Nato Mark Rutte, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, e il premier britannico Keir Starmer. Per Zelensky, non si è trattato di uno “sconfinamento casuale” ma di un “tentativo di umiliare uno dei Paesi-chiave europei”. Ma il presidente ucraino sa anche che questa incursione di droni è un segnale per la guerra che sta combattendo dal febbraio 2022.
I droni dell’attacco
Quei droni non erano solo Shahed di matrice iraniana. Secondo le prime informazioni si trattava di Gerbera, uno dei quali era già stato ritrovato in territorio lituano. Questi droni sono molto più economici degli Shahed, tanto è vero che di solito vengono usati come esche durante i fitti lanci di missili e velivoli senza pilota dalla Russia. E secondo i servizi di Kyiv, il loro assemblaggio avverrebbe in Cina, grazie alla società Skywalker Technology. Da tempo l’Ucraina (e con lei la Nato e gli Stati Uniti) ha acceso le luci dei riflettori sull’alleanza tecnologica tra Pechino e Mosca in questa logorante guerra. E dopo la parata militare che ha confermato l’asse tra le due potenze, il ritrovamento di questi droni di matrice cinese in territorio polacco è un’ulteriore certificazione di come l’industria del gigante asiatico sia fondamentale per gli arsenali di Vladimir Putin. Un presidente che l’omologo Usa Donald Trump ha provato a portare al tavolo delle trattative, ma le cui risposte sul campo di battaglia sembrano ormai sempre più chiare.
La telefonata di Trump
Ieri il tycoon ha organizzato una telefonata con Nawrocki per confermare la solidarietà atlantica di fronte a questa nuova escalation. E sul suo social Truth ha scritto: «Che cos’ha che non va la Russia per violare lo spazio aereo polacco con i droni? Ci siamo!». Il segnale giunto dalla Polonia e dal Cremlino appare chiaro: l’agenda diplomatica della Casa Bianca, per ora, non ha portato i risultati sperati.
