Cinque psichiatri sulla carta, due quelli in servizio (che talvolta si alternano). Diciannove educatori sulla carta, nove quelli effettivamente presenti. Facciamo questi due esempi per indicare la voragine negli organici, e di conseguenza nella gestione, del sistema penitenziario. Sono esempi che fotografano la situazione nel carcere di Poggioreale denunciata dal garante regionale dei detenuti, Samuele Ciambriello. Due psichiatri in un carcere che conta più di duemila reclusi. «Come fanno a incontrare i detenuti? È umanamente impossibile», osserva il garante sottolineando la grande sproporzione tra popolazione detenuta e personale dedito all’assistenza e alla guida dei detenuti. «Chi deve assumere queste figure professionali? Perché non lo fa? – aggiunge Ciambriello, sollevando spunti di riflessione – . Vi sembra normale che in un carcere con duemila detenuti ci siano solo due psichiatri e nove educatori? Con chi parlano i detenuti?», conclude evidenziando che l’unica presenza in carcere è quella dell’agente di turno nei vari padiglioni. Un agente che si ritrova a fare, a seconda delle esigenze del momento, il medico, lo psichiatra, il cappellano, il mediatore culturale. E facendolo male ovviamente, perché non ne ha la formazione, senza colmare i vuoti che ci sono all’interno del sistema penitenziario e che con il tempo si acuiscono fino a diventare voragini. Il sistema carcere frana sotto l’indifferenza della politica, il populismo giustizialista degli ultimi decenni, sotto i mancati interventi, le carenze e le disfunzioni, i ritardi e il mancato tempismo, l’assenza di progetti e più spesso di iniziative. Questo continua a essere il carcere che punisce più severamente i “poveri cristi”, il carcere della condanna preventiva, il carcere dove finiscono i presunti innocenti in attesa di processi che durano anni, il carcere dove rinchiudere gran parte di quelli di cui la società non riesce ad occuparsi, quelli di cui non riesce ad averne cura o che non riesce ad assistere (tossicodipendenti, senza fissa dimora, extracomunitari, giovani delle periferie degradate, affiliati di camorra, malati psichici). Ad oggi in Campania ci sono 6.660 detenuti, 2.168 dei quali sono reclusi a Poggioreale.Su questa popolazione detenuta una percentuale tutt’altro che rivelante (1,122 reclusi) riguarda i detenuti in attesa di giudizio, il popolo dei sospesi alle lungaggini processuali. Quasi tutti sono lasciati soli nelle celle, senza aiuti ma nemmeno senza alcuna finalità rieducativa della pena. Colpa di croniche carenze, di problemi mai risolti: basti pensare che nelle varie carceri della Campania ci vorrebbero 105 educatori ma ce ne sono solo 70, mancano medici di reparto, mancano figure sociali, mancano psichiatri.
Due psichiatri per oltre 2mila detenuti, dietro le sbarre addio umanità
