Economia, in Italia crescono occupazione ed export

Due componenti dell’economia italiana, oltre al turismo, stanno continuando a crescere in modo significativo. Una è l’occupazione, l’altro è l’export extra-UE. Il numero di occupati in Italia, secondo le rilevazioni delle forze di lavoro dell’Istat, ha raggiunto a maggio 2023 quota 23 milioni e 471 mila, record storico.

Così come il tasso di occupazione, salito anch’esso a un picco del 61,2%. Nel frattempo, il tasso di disoccupazione è sceso al 7,6%, cioè a un minimo che non si vedeva dalla prima metà del 2009 quando stavano per scatenarsi sull’Italia gli effetti della crisi finanziaria mondiale dei mutui subprime.

Dopo la recessione del 2009, la successiva crisi del debito sovrano greco e il lungo periodo seguente dell’austerità, la ripresa del mercato italiano del lavoro sarebbe ricominciata solo con il Jobs Act e le decontribuzioni varate dal governo Renzi. Eccettuata la parentesi dei due governi Conte, in cui l’occupazione è rimasta ingessata anche prima che iniziasse la pandemia, il numero di occupati è aumentato in Italia di 1 milione e 256 mila unità con i governi Renzi-Gentiloni e di altre 416 mila unità con i governi Draghi-Meloni. La lezione di questi numeri è chiarissima. Per far crescere l’occupazione servono riforme e crescita, non misure assistenziali.

A sua volta, quando l’occupazione aumenta è essa stessa un volano per una crescita ulteriore dell’economia attraverso l’incremento dei consumi, che sono la componente più importante del PIL in termini relativi. A questi positivi dati sul mercato del lavoro si accompagnano quelli del commercio extra-UE di maggio, con il nostro export aumentato ancora del 4,1% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Sicché nei primi 5 mesi del 2023 le esportazioni italiane verso i Paesi extra-UE sono cresciute complessivamente del 7,9%, compensando la flessione dell’export italiano verso alcuni importanti Paesi UE nostri partner, attualmente in crisi, in particolare verso la Germania.

La competitività delle imprese italiane è testimoniata proprio dal rilievo del nostro surplus commerciale extra-UE, esclusi i minerali energetici e la raffinazione petrolifera. Tale surplus nel 2022 ha raggiunto in totale gli 84,6 miliardi di euro, il secondo valore più alto dopo quello della Germania (232,8 miliardi), quasi doppio di quello della Francia (44,5 miliardi), mentre la Spagna registra un deficit (-24,3 miliardi). Considerando i grandi aggregati di prodotti della classificazione SITC, i nostri maggiori surplus con i Paesi extra-UE sono quello dei macchinari e mezzi di trasporto (46,8 miliardi di euro nel 2022), settore in cui siamo secondi solo alla Germania, quello degli altri prodotti manifatturieri (che incorporano la moda e i mobili), in cui siamo primi nell’UE (22,3 miliardi) e i prodotti alimentari, bevande e tabacco (9,8 miliardi), in cui siamo secondi dopo la Francia (18,5 miliardi). Con i Paesi extra-UE l’Italia fa registrare un attivo anche per i prodotti chimici (12,4 miliardi), il sesto più importante dell’UE, dopo quelli di Germania, Irlanda, Belgio, Francia e Danimarca.

Nei primi quattro mesi del 2023 i dati dettagliati Istat ci dicono che il nostro saldo commerciale manifatturiero con i Paesi extra-UE è stato in surplus per 37,5 miliardi. È facile ipotizzare che nel 2023 esso possa superare il dato annuale del 2022 che fu pari a 92,1 miliardi. Sempre nei primi quattro mesi del 2023 i maggiori surplus commerciali dell’Italia con i Paesi extra-UE sono stati quelli dei macchinari e impianti (12,1 miliardi), della moda (5,3 miliardi), dei prodotti alimentari e dei vini (4,6 miliardi), dei mobili (1,5 miliardi) e dei prodotti farmaceutici (6,7 miliardi).