Sei voci attraversano con il loro canto una notte intera, dalla mezzanotte al sorgere del sole. Nel 2018 il Collettivo Amigdala dava vita a Elementare, performance vocale unica nel suo genere: in uno spazio allestito appositamente perché il pubblico potesse ascoltare, addormentarsi, risvegliarsi con la musica. La soglia e il rapporto con la comunità, la compresenza nello spazio e l’attraversamento nel tempo – idee che trovano nuovo significato dopo il paradossale e doloroso isolamento vissuto collettivamente negli ultimi due anni – sono al centro del progetto, in cui converge anche il lavoro di ricerca dell’artista internazionale Meike Clarelli – autrice delle musiche di Elementare, cantante, compositrice e ricercatrice vocale – con il coro femminile Le Chemin des Femmes.
In occasione dell’uscita dell’album omonimo (pubblicato da Kunstverein Publishing Milano), che raccoglie le tracce sonore, visive e testuali della performance, il Collettivo Amigdala dà appuntamento a Milano con una nuova e inedita esperienza live, in cui sarà possibile ascoltare tutti i 10 brani insieme ad alcuni momenti di improvvisazione. Lo showcase si terrà presso la Fabbrica del Vapore a partire dalle ore 20.00. La performance si ripeterà poi a Bologna, il 15 luglio, presso il Parco di Villa Aldini. Abbiamo parlato di questo progetto con Federica Rocchi, membro del collettivo Amigdala e coordinatrice del progetto Elementare.
Chi è il Collettivo Amigdala? Da quale intuizione prende vita?
Amigdala è un collettivo artistico nato a Modena nel 2005. Opera negli ambiti delle arti contemporanee e performative, con un forte interesse per lo spazio pubblico della città e per la creazione di esperienze immersive che si pongono in relazione inedita con i paesaggi. E’ composto da un gruppo di persone con saperi e competenze diverse che dentro al collettivo cercano di fare sintesi e di trovare forme di dialogo transdisciplinari: dalla musica all’architettura, dalla scrittura al teatro, dall’arte pubblica alla partecipazione. Amigdala si occupa di molte cose diverse: gestiamo un centro culturale ibrido a Modena nella zona del Villaggio Artigiano Ovest, curiamo da molti anni un festival di pratiche artistiche site-specific che si chiama Periferico. E ci dedichiamo con passione alla produzione di creazioni artistiche originali che hanno una precisa vocazione per metodologie di creazione site-specific e community-specific. Il desiderio originario da cui nasce Amigdala riguarda la possibilità di portare semi di bellezza in luoghi marginali della città ed esperienze estetiche a contatto con la vita quotidiana.
Quando e perché viene alla luce Elementare?
Elementare nasce nel 2018 e sorge a partire da una domanda che era stata portata nel gruppo da Meike Clarelli, cantante, ricercatrice vocale, musicista, direttrice di cori. La domanda, un po’ folle nella sua semplicità, era: è possibile cantare per una notte intera? Da questo nucleo originario abbiamo iniziato a riflettere sul canto come luogo di resistenza, e sul canto corale come spazio di sperimentazione di una dimensione politica collettiva. Da tempo Meike aveva già portato in Amigdala il lavoro con la voce attraverso il coro femminile Le chemin des femmes e attraverso diverse creazioni che lavoravano attorno alla vocalità. Con Elementare è stato fatto un passaggio ulteriore: si è deciso di mettere il canto al centro del discorso, e di invitare il pubblico a un atto di resistenza o di abbandono assoluto, affidandosi per una notte alla veglia di sei performer/cantanti che come sciamani guidano il passaggio delle ore e della luce verso l’alba.
La sensazione, ascoltando le tracce, è quella di voler concentrare lo sguardo verso se stessi. Una sensazione che si avverte solitamente di notte. Qual è la visione del Collettivo Amigdala rispetto alla notte? Perché serve affrontarla con la voce?
La notte in Elementare è evidentemente una metafora. Un tempo e un luogo che devono essere attraversati per giungere “dall’altra parte”, e l’invito di Elementare è quello di percorrere questa strada insieme, con altre persone che, benché sconosciute fino a un attimo prima, diventeranno in breve tempo conoscenti quasi intimi. Elementare è un atto di resistenza, è chiedersi fino a dove la voce reggerà, è sapere di non poter tenere il controllo assoluto per tutto quel tempo, ma affidarsi a quello che può succedere quando il varco dell’esaurimento si apre e conduce a una dimensione del canto e della sua condivisione corale “altra”. La voce porta in sé il seme della resistenza, e reinventare un nuovo rito a partire dalla centralità del canto e di un tempo lungo condiviso ci sembra un atto politico fondamentale per ri-centrarci attorno alla imprescindibilità dei corpi e delle unicità di ciascuno. Questo incredibile sforzo è reso possibile, va detto, grazie alla generosità dei cantanti/performer che lo incarnano ogni notte: cantanti professionisti di lunga esperienza, ma disponibili a mettere in gioco un’esperienza completamente “altra” della propria voce e di sé stessi. Elementare, grazie al canto, è anche uno spazio da costruire assieme alla comunità che di notte in notte si raccoglie attorno a questa esperienza. Uno spazio condiviso che si fabbrica mano a mano, con il passare delle ore, attorno ai canti e attorno alle poesie che ne sono in qualche modo la matrice originaria, il luogo di partenza, e che vengono scritte per tutta la notte su un grande lenzuolo bianco da una performer/amanuense che veglia assieme ai cantanti.
Una performance profonda che necessita uno sforzo corale intenso dalla mezzanotte al sorgere del sole. Data la durata della performance live, sarà stata fatta una scelta. Qual è stato il processo di selezione o rivisitazione delle tracce per la pubblicazione?
In realtà non c’è stata una vera selezione. La performance è costruita in forma rituale, scandita da sei capitoli, ognuno di cinquanta minuti a cui seguono dieci minuti di pausa. Ogni capitolo prevede la ripetizione degli stessi brani, ri-articolati in una successione diversa e seguiti da una parte di improvvisazione. La ripetizione e al tempo stesso la continua variazione sono una parte fondamentale di questa esperienza vocale. La dinamica sonora viene forzata dal passaggio del tempo e introduce delle variabilità molto ampie tra gli stessi brani che, benché ripetuti – o forse proprio per quello – mutano mano a mano che si avanza nella notte verso forme più sottili, più delicate, quasi propedeutiche al sonno. Al sorgere dell’alba la sensazione del pubblico è quella di essere stato immerso in un magma vocale perfettamente riconoscibile, che con il passare delle ore è diventato famigliare, ma al contempo ha continuato a trasformarsi per tutto il tempo. La scelta per il disco è stata quella di selezionare solo i brani formalizzati, riducendo la parte improvvisata pura che avviene in scena, ma mantenendo le dinamiche interne della performance. Inoltre, chi acquista il vinile troverà dentro al gatefold un qrcode con il quale si accede alla registrazione della performance integrale live raccolta al Teatro Quaroni della Martella a Matera in occasione di Altofest Matera Basilicata nel quadro di Matera Capitale Europea della Cultura 2019.
Portare l’intimità e l’unicità della performance live all’interno di un ambiente ancora più intimo e personale; cosa ha spinto questa decisione?
Il desiderio di far evolvere Elementare e di sperimentare nuove forme per questo progetto ci ha portate a immaginare di registrare le tracce audio per renderle disponibili anche al di là della performance live. A questo nostro desiderio originario si è poi aggiunta la pandemia, che ha reso per molto tempo sostanzialmente impossibile realizzare la notte di Elementare. Il progetto editoriale/discografico che ne è uscito è un progetto complesso, articolato, che tiene insieme moltissimi livelli. C’è quello ovviamente musicale e sonoro, con le musiche composte da Meike Clarelli ed eseguite dai performer che fin dall’inizio hanno dato corpo a questa performance: Meike Clarelli, Davide Fasulo – che conduce anche il coro -, Elisabetta Dallargine, Fulvia Gasparini, Antonio Tavoni, Vincenzo Destatis. Ma c’è anche la parte visiva, realizzata da Sara Garagnani, che è anche una delle ideatrici della performance e la persona che scrive durante la notte. L’artwork è stato particolarmente curato e progettato come un’opera a sè, per raccontare l’atmosfera notturna di questo lavoro, e include anche la possibilità di acquistare una copia unica del disco contenuta in una sovracoperta di tessuto, realizzata artigianalmente a partire dalle lenzuola scritte da Sara durante tutte le notti di Elementare in giro per l’Italia. E infine la parte testuale, che raccoglie il lavoro poetico di Gabriele Dallabarba e alcuni contributi critici. Insomma, un progetto a tutto tondo, reso possibile anche grazie al supporto degli editori Kunstverein Milano e A Buzz Supreme.
