Quelle leggi furono in atto fino alla presidenza di Lyndon Johnson nel 1965 ma di fatto hanno sempre costituito una barriera razziale. Oggi l’elettorato afroamericano, che era stato compatto votando per Hillary Clinton, non ha più candidati democratici sicuri e crescono i giovani politici neri, come la giovane Candace Owens, schierati a spada tratta con il rude e biondastro Trump, terremotando la geografia elettorale dell’Unione. Oggi, dicono i polls, l’elettore democratico si raggruppa sempre più nelle megalopoli come New York, Chicago, Los Angeles o San Francisco, e si ritira dall’America provinciale centrale e del Midwest. Ma il partito democratico in questa trasformazione sta cambiando pelle, abbandonando sempre più quella moderata centrista, rappresentata dalla Warren che sbandiera oltre al falso Dna pellerossa anche la vera parentela repubblicana e militare della sua famiglia, per colorarsi di rosso socialista. La vera sorpresa in questo momento del campo democratico non è lo stramiliardario Bloomberg né il bell’uomo e comunque solido Biden, ma una vecchia conoscenza: l’anziano e vitale Bernie Sanders, un uomo da sinistra europea francese più che americana, ebreo di origini est-europee, amato dai giovanissimi che formano il cosiddetto “Venezuelan Party”, il partito venezuelano che si sente più vicino a Nicolàs Maduro e al defunto Hugo Chàvez, che non ai discendenti di Roosevelt, Kennedy e Clinton. Bernie ha sempre agganciato gli studenti idealisti dei college, gli intellettuali, gli ex comunisti (che negli Stati Uniti sono molti come dimostrano le numerose cattedre universitarie di natura marxista) e in genere i nostalgici di una “resistenza antifascista” in un Paese che il fascismo e il nazismo li ha incontrati soltanto sui campi di battaglia. Questo switch, questa svolta secca di un elettorato che pur di non accettare Trump, abbandona il centro tenuto dai Clinton e passa al radicalismo europeo o sudamericano, è una nuova prova della profonda crisi di crescenza che il trumpismo nel male e nel bene (questione solo di gusti) ha impresso al Paese. Bernie Sanders ha già vinto i primi round dell’appena iniziata campagna elettorale e tutte le immagini e i video mostrano questo signore molto più vecchio di quanto sia, settantotto anni, circondato da una folla primaverile di adolescenti e universitari, ma anche giovani lavoratori e giovani idealisti, che rappresentano bene l’elettorato del Millennio, spumeggiante inni, slogan ecologici ed egualitari, femminismo e gruppi Lgbt, privo tuttavia di una politica e di una vera guida. Sanders intercetta l’onda, ma nessuno si illude che possa vincere la corsa perché la candidatura, seguendo le antiche regole e tradizioni, dovrebbe andare a Biden, oggi un’anatra zoppa o a Bloomberg che si mostra cattivissimo e radicalissimo, pur di intercettare anche lui l’ondata sbandata. Il giovane leone repubblicano Matt Gaetz, repubblicano anti-Trump della Florida, commenta: «Sono i venezuelani i nuovi rampanti del partito democratico, sono colorati ma non andranno lontano» .
I democratici cercano l’anti-Trump ma rischiano il flop
