Ciò impone delle riflessioni. Senza dubbio non si può colpevolizzare la Cina (ammesso che il Coronavirus non sia accidentalmente uscito da un laboratorio di ricerca come ve sono nella città epicentro Whuan) di essere il procreatore del virus. Quello del Coronavirus in Cina è un evento tragico: migliaia i morti, centinaia di migliaia i contagiati, vastissime zone forzatamente isolate, il sistema economico gravemente colpito. Insomma, una grande nazione devastata. Però la Cina di fronte ad una emergenza di tale portata non è stata trasparente nell’informazione, e sappiamo quanto questa sia un’ottima misura di prevenzione. Il dilagare del virus in Cina, oltre che a fattori di tipo epidemiologici, è stato causato anche dall’assenza, dalla manipolazione e dall’occultamento delle informazioni. Ciò serva da lezione: la piena trasparenza nelle informazioni, il ruolo centrale dei mass media e la prontezza delle istituzioni regionali e nazionali nel prendere provvedimenti per tutelare la salute pubblica è il massimo che si può fare in questo momento difficile. Bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare insieme: Regione Lombardia, Regione Emilia-Romagna, Ministero della Salute, altri ministeri e tutte le istituzioni sanitarie stanno facendo tutto il possibile per garantire la salute dei cittadini. Rimane però un tema di fondo d’affrontare: quando il Coronavirus sarà un ricordo bisognerà considerare la totale inaffidabilità della Cina. Non possiamo permettere a uno Stato che ha occultato il Coronavirus di mettere mano alle nostre infrastrutture strategiche quali telecomunicazioni (ad esempio, il sistema 5G), e altre come i porti. Considerando la bilancia commerciale, sempre a vantaggio della Cina dove importiamo molta più merce di quella che esportiamo, sembra corretto pensare di potenziare gli scambi commerciali a favore dell’Italia. Tuttavia, ci devono essere ambiti in cui non è possibile cooperare con regimi non democratici.
Emergenza coronavirus dimostra inaffidabilità della Cina come partner commerciale
