Enrico Varriale licenziato dalla Rai per giusta causa. Quattro anni fa l’inizio del caso di stalking e il demansionamento

ENRICO VARRIALE

I problemi del giornalista Enrico Varriale con la sua ex compagna sarebbero iniziati al momento della mancata riconferma alla vice-direzione a Rai Sport. Oggi, mesi dopo la condanna in primo grado per stalking e lesioni, il contratto con l’azienda è terminato. La Rai ha licenziato per giusta causa il suo dipendente, alcuni mesi dopo che il giornalista aveva intentato causa sostenendo di essere stato «demansionato» con la sospensione cautelare dall’incarico. Un periodo durante il quale Varriale aveva comunque continuato a percepire regolarmente lo stipendio, almeno fino ad oggi, quando è arrivata la comunicazione della risoluzione del contratto, le cui motivazioni, però, restano ignote.

Varriale, quattro anni fa l’inizio del caso di stalking e l’ammissione dello schiaffo

A contribuire all’uscita di scena dal mondo di Rai Sport erano stati anche i fatti di cronaca tra l’ex volto di 90esimo minuto e della Domenica Sportiva e  l’ex compagna, una giovane imprenditrice, iniziata nel 2020 e sfociata in violenza nell’agosto del 2021. Ai tempi secondo l’accusa Varriale “durante un alterco per motivi di gelosia, la sbatteva violentemente al muro, scuotendole e percuotendole le braccia, sferrandole dei calci, e le afferrava il collo con una mano, cagionandole lesioni”. Accuse gravissime che il giornalista negò con forza: “Mi sono state rivolte, e rese pubbliche, accuse del tutto false”. La donna presentò denuncia formale il 14 settembre dello stesso anno. Lo scorso giugno però era arrivata la condanna in primo grado, a 10 mesi di reclusione per stalking e lesioni. Durante il processo Varriale aveva ammesso di averle dato uno schiaffo, definendolo “l’errore più grande della sua vita”.

I rapporti tra Varriale e l’ex compagna

I rapporti tra Varriale e l’ex compagna sarebbero stati pessimi anche dopo la fine della relazione: “Lui continuava a cercarmi, ho ricevuto più di cento tra messaggi e chiamate, e mi citofonava”, raccontava un’intervista apparsa su Repubblica, rivelando l’iter che aveva affrontato per ricominciare a vivere dopo mesi di ansie e paure.

“Ho ricominciato a dormire solo col tempo. Il periodo tra la denuncia e il divieto di avvicinamento è durato due mesi. Intanto io avevo paura anche quando ero chiusa dentro casa, ho capito cosa significa avere attacchi di panico. Ogni giorno era una tortura – aggiungeva  – ho perso cinque chili, sbirciavo dalle tende e mi sentivo spiata. Enrico aveva provato a chiamarmi fino al giorno stesso del provvedimento. Mi tornava in mente la sua mano sul mio collo, il suo pollice sul lato della mia gola, la sensazione di essere strozzata”.