Ferrara film Festival, la resistenza raccontata in Ukraine Under Fire

Nel tempo buio della guerra, tra indifferenza e disinformazione, il cinema può ancora scegliere da che parte stare. È stato fatto con forza, quando la Sala Estense di Ferrara si è trasformata in un luogo di memoria e solidarietà. Lì, nell’ambito della decima edizione del Ferrara Film Festival, è andata in scena l’anteprima europea del documentario Ukraine Under Fire: non una semplice proiezione, ma un atto di testimonianza collettiva.

Voluta con passione da Claudia Conte – giornalista, scrittrice e co-direttrice artistica del festival – l’iniziativa ha unito cultura e impegno civile, con il sostegno di Domus Europa – Centro Europeo di Cooperazione Italia-Ucraina. Sul palco, accanto a Conte, hanno portato la loro voce le istituzioni, tra cui il senatore Marco Scurria e l’assessore alla cultura Angela Travagli. Un parterre che ha dato al momento il peso di una scelta politica chiara: stare dalla parte della verità.

Ma il cuore della serata non è stato solo nelle parole e negli interventi ufficiali. È stato soprattutto negli sguardi e nelle voci della comunità ucraina presente in sala. Rifugiati, famiglie spezzate dalla guerra, membri dell’associazione Nadiya Odv guidata da Olga Kalchenko: persone reali, che hanno riconosciuto nelle immagini del film il riflesso delle proprie ferite.

Girato dal regista americano Jordan Campbell durante le fasi più dure dell’invasione russa, Ukraine Under Fire non racconta solo la cronaca: porta sullo schermo corpi, lacrime, resistenza. Tra i momenti più intensi, il ricordo di Peter Fouché, medico militare caduto in battaglia, il cui sacrificio diventa simbolo di tutte le vite strappate troppo presto. La voce narrante della giornalista Olga Butko ha aggiunto profondità e dolore vivo, restituendo alla guerra la sua dimensione più umana: non numeri, ma volti; non statistiche, ma storie.

“Il cinema ha il potere di scuotere le coscienze”, ha detto con emozione Claudia Conte. “Abbiamo voluto questa proiezione perché crediamo che la cultura possa trasformarsi in testimonianza, denuncia e memoria. Raccontare queste storie significa scegliere: scegliere la libertà, i diritti, la verità”. La Sala Estense è diventata un ponte tra Italia e Ucraina. Non solo un luogo di visione, ma di condivisione, dove la cultura si è fatta cronaca civile e speranza. In un mondo spesso anestetizzato dal flusso continuo di notizie, questa giornata ha dimostrato che l’arte può ancora toccare le coscienze, se accompagnata da coraggio e responsabilità. Perché il cinema, quando decide di non voltarsi dall’altra parte, diventa memoria.