VENEZIA
Oggi la magia del cinema lascia il posto al corteo e allo slogan «Stop al genocidio, Palestina libera». Le richieste sono le solite che pongono Hamas e i gazawi dalla parte della ragione totale e Israele da quella del male. L’informazione corretta è tutto quello che abbiamo per provare a restare una società civile, mentre certi nuovi ideologismi alimentano l’analfabetismo storico-politico. Ma soprattutto sono arbitrarie e infondate le convinzioni su cui si basano le narrazioni genocidiarie. Ed è bastato porre alcune semplici domande a Martina Vergnano, portavoce dei centri sociali del Nordest. Il risultato è questo.
Com’è nata questa manifestazione e cosa chiedete?
«È nata nei centri sociali del Nordest e nella sezione Anpi Sette Martiri di Venezia. Dal 2 agosto è cominciato il coinvolgimento di tantissime associazioni. Diciamo “stop al genocidio” alla Mostra del Cinema».
Lo stop al genocidio a chi è richiesto?
«È una richiesta allo Stato di Israele. L’altro punto è la denuncia delle complicità internazionali. Meloni dice che “salva i bambini”, ma l’Italia continua a vendere armi a Israele».
Cosa dovrebbe fare Israele?
«Deve cessare il genocidio. Perché in Palestina c’è un regime di occupazione delle terre e di apartheid da 80 anni, con la complicità Usa. L’escalation dell’esercito israeliano di questi giorni è evidente».
Cosa dovrebbe fare Hamas?
«Credo sia retorico parlare di Hamas. Il punto è che ci sono 60mila morti, di cui 18mila bambini. Non è mio compito dire cosa deve fare Hamas. Si deve parlare del genocidio di Israele, non di Hamas».
Perché la Palestina è più interessante dell’Ucraina?
«La gravità della politica israeliana sono le atrocità che si vedono. Israele prova a non far uscire notizie. Sono morti più giornalisti a Gaza che nella Seconda guerra mondiale».
Quali dovrebbero essere i confini di Israele?
«Preferirei concentrarmi sulle richieste della manifestazione».
Come organizzare uno Stato palestinese tra Cisgiordania e Gaza, con Israele in mezzo?
«Parliamo soltanto dello stop al genocidio».
Come funziona la società in Cisgiordania? Su cosa si reggerà l’economia palestinese?
«Ammazzano la gente, cumuli di macerie, le terre sono rubate. Israele ha distrutto la fonte dell’economia palestinese con l’abbattimento degli ulivi. Prima va fermato il genocidio. Quando i palestinesi saranno liberi di vivere e costruire, lo faranno».
Cosa ne pensa degli israeliani che manifestano contro Netanyahu?
«Ci sono israeliani antisionisti, ma chiedono la liberazione degli ostaggi e solo un generico stop alla guerra. Noi chiediamo una presa di posizione più forte da parte degli israeliani contro il genocidio».
Cosa ne pensa della posizione egiziana di chiusura verso Gaza?
«Al di là delle analisi di geopolitica generale, noi vogliamo tenere alta la voce contro il genocidio».
Liliana Segre dice che non c’è genocidio…
«Cosa mi dice della strategia di apertura e chiusura rubinetti, della popolazione affamata, della distruzione di ospedali e scuole? E delle azioni contro l’accesso agli aiuti umanitari?».
Media autorevoli hanno detto che a Gaza ospedali e scuole sono in mano ad Hamas…
«A queste cose non rispondo, nel momento in cui c’è un genocidio. Non è un ospedale di Hamas che cambia il ragionamento».
L’Onu è equidistante?
«Il ruolo che ha avuto Francesca Albanese è fondamentale. Quando i report sono venuti alla luce è stata attaccata».
Chi sono per lei i filistei?
«(Attimi di silenzio, ndr) Mi terrei lontana da questa scivolosità…».
Quanto è importante una corretta informazione sul Medio Oriente?
«È fondamentale al di là delle retoriche, dei tentativi di costruzione degli immaginari che non corrispondono al vero».
Verdone ha detto che aveva firmato un altro appello. Dice che gli israeliani dovevano partecipare alla Mostra…
«L’appello Venice4Palestine nasce all’interno della Mostra, da persone che lavorano nel cinema».
Ok, ma alla fine israeliani sì o no?
«Non devono partecipare. Chi dà sostegno a Israele non deve partecipare dentro spazi istituzionali».
